Una nuova ferita per il territorio, passata l’emergenza comincia il momento più critico

Passata l’emergenza è il momento di una prima stima dei danni per l’agricoltura.


Conti «a caldo», molto approssimativi e quindi suscettibili di cambiamenti: devastato il 10% dei pregiati vigneti del Dolcetto, del Cortese e del Gavi Doc con campagne sott’acqua, terreni franati, cantine e stalle allagate e serre inondate con danni per milioni di euro.

“E’ una nuova ferita per il territorio alessandrino, adesso che le acque nei campi si stanno ritirando, comincia il momento più critico – ha detto il Presidente provinciale Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –  danni ingenti in agricoltura, frane e voragini sulle strade. Come Coldiretti abbiamo chiesto l’avvio dell’iter per la proclamazione dello stato di calamità naturale per gli effetti provocati dalla terribile ondata di nubifragi. Una tomba di fango ha sommerso diversi campi già seminati distruggendo i raccolti di insalata, zucche, zucchine e finocchi mentre le coltivazioni di grano e degli altri cereali invernali sono state spazzate via dalla forza dell’acqua”.

Una situazione che riporta in primo piano la necessità della messa in sicurezza dei corsi d’acqua in generale: da sempre una priorità che diventa un vero e proprio problema non risolto quando si parla di pulizia dei fiumi e dei torrenti che si ripresenta puntualmente ogni qual volta l’intensità delle precipitazioni sia superiore alla media.

“Nonostante le difficoltà una task force di tecnici della Coldiretti è impegnata nel portare assistenza alle famiglie degli agricoltori e ai loro animali anche se strade franate e dissestate per gli smottamenti rendono ancora difficili i collegamenti. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – E’ fondamentale monitorare gli alvei torrentizi, provvedendo alla loro continua pulizia affinché non si verifichino mai più simili eventi. Per intervenire, non bisogna aspettare la calamità naturale ma servono politiche mirate contro la cementificazione selvaggia e l’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato”.