L’inconsueto andamento climatico di quest’anno, che non ha risparmiato gli alveari e fatto soffrire le api, indicatore sensibile dello stato di salute dell’ambiente, ha determinato gravissimi danni agli apicoltori in provincia di Alessandria.

Raccolta di miele dimezzata sul territorio, in alcune aree si arriva anche a meno 60 per cento, dove idanni maggiori derivano dalla perdita, in molti casi totale o poco meno, soprattutto del raccolto di acacia.


Una “situazione meteo” che ha sconvolto la vita delle api, sentinelle dell’equilibrio naturale globale e della biodiversità, con l’alimentazione che dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro degli insetti, al quale proprio quest’ultime concorrono per l’80% a conferma del loro ruolo insostituibile.

Anche le fioriture primaverili e di inizio estate del “Millefiori” non hanno fornito raccolti soddisfacenti ed il castagno, a causa di piogge e sbalzi di temperature ha deluso, salvo alcune situazioni, chi sperava di recuperare un po’ delle perdite subite.

Scarse anche le speranze di un recupero con la raccolta della melata a causa del perdurare del maltempo.

“L’annata 2019 sta prospettandosi per l’apicoltura come la più critica e problematica di sempre a causa dell’andamento climatico anomalo, condizioni eccezionali, di cui quasi non si ha memoria, che rischiano di mettere in grandissima difficoltà numerose imprese del settore per le quali – afferma Mauro Bianco, Presidente di Coldiretti Alessandria – auspichiamo vengano attivate misure straordinarie di sostegno. Al caldo e siccità nei primi mesi primaverili sono seguite copiose precipitazioni, unite ad un significativo calo termico per buona parte del mese di maggio che hanno compromesso le fioriture mentre nell’estate bollente si sono verificate violente ondate di maltempo”.

Le api non hanno così avuto la possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere con il risultato che quest’anno la produzione nazionale risulterà dimezzata.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica –  afferma il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.

Ricordiamo che la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori, che è tra i più diffusi, da quello di arancia a quello di castagno, più scuro e amarognolo, dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.