“La cosa più difficile in assoluto in tutte le forme di comunicazione? Senza dubbio far ridere. Il suo contrario, far piangere, è molto più semplice. Bisogna essere anche psicologi, cogliere le situazioni, ci vogliono i tempi giusti. Per fortuna io ho lavorato con grandi maestri che mi hanno insegnato molto”: così l’Massimo Bagliani ospite venerdì 3 maggio dell’associazione culturale “La Frascheta” di Pozzolo.

Lo spettacolo, meglio sarebbe dire prima l’intervista condotta da Enzo Baldon e poi la lectio magistralis in cui l’attore ha ricordato i suoi maestri, le grandi figure del teatro del secolo scorso, ha avuto significativamente il titolo “Far ridere è una cosa seria.” Sala abbastanza piena, anche se non piena come nello scorso appuntamento quando alcuni ragazzi hanno parlato del loro viaggio in Cina, ed un pubblico attento, anche questa volta curioso di venire a contatto, di conoscere quello che oggi, in Italia, è forse il più grande attore di teatro.


L’appuntamento, tenutosi nella sala convegni dell’ex asilo Raggio di Pozzolo, è stato introdotto dal presidente dell’associazione “La Frascheta”, recentemente eletta, Annalisa Micone, la quale ha ricordato come l’associazione vive dei contributi delle tessere di iscrizione. Si è detta quindi orgogliosa di ospitare un artista del calibro di Massimo Bagliani, fra l’altro un alessandrino, che si è cimentato nel cinema, nel teatro, anche nella televisione, grande professionista.

Massimo Bagliani, a precisa domanda di Enzo Baldon, ha affermato che gli è sempre piaciuto, fin da bambino, il teatro, il cinema, ricostruire le scene, interpretare i personaggi, parlare con il pubblico, il desiderio di stare su di un palcoscenico. La sua ammissione ai corsi del Piccolo Teatro di Milano e quindi alla Bottega teatrale di Firenze. Qui l’incontro con Vittorio Gassman, il grande Vittorio Gassman.

“Vittorio Gassman-ha ricordato Massimo Bagliani-in taluni momenti mi sconsigliava di fare questo mestiere. Un mestiere duro,difficile, impegnativo anche da un punto di vista psicologico. Un mestiere dove un attimo sei alle stelle, cercato da tutti, desiderato da ogni teatro e l’attimo dopo sei un signor nessuno, dove nessuno si cura di te. Ed è facile, in questa situazione, per un attore, cadere in depressione.” Qui, però, Massimo Bagliani ha avuto un sussulto. I suoi occhi si sono accesi. “Questa vita, ha detto, è però e nonostante tutto veramente meravigliosa. Mi ha aperto un mondo, mi ha fatto conoscere tante persone, mi ha fatto capire come e purtroppo si viva ancora di pregiudizi e tramite questo lavoro ho veramente scoperto l’Italia. Ho visto, ad esempio, come sia difficile far ridere un siciliano e come, in determinate realtà, il successo o l’insuccesso sia dettato da come il tuo spettacolo viene accolto dalle autorità, se queste si divertono, se applaudono, allora anche il popolino si accoda.”

Quindi una rivelazione, una frase di Ionesco: “Tutti gli uomini recitano, tranne alcuni attori.” Una frase strana? “Apparentemente-afferma Massimo Bagliani-in quanto gli attori non devono recitare o, meglio, devono recitare restando naturali, senza fingere. Rimanendo sé stessi.” Un compito probabilmente più difficile del recitare stesso. Il recitare è finzione. Il recitare è altro da te. Recitare ed essere naturali sembrano essere concetti antitetici.

Massimo Bagliani, sempre rispondendo a domande formulate da Enzo Baldon, ha affermato che, fin dal suo primo lavoro, “La Tempesta” di Shakespeare nel 1979, ha sempre cercato di trasmettere le sue esperienze. Aggiungendo: “Il teatro è scuola di vita, non solo di teatro. Ti insegna anche ad ascoltare le persone, ad osservare le loro intonazioni, a sondarne i caratteri. E capire che, anche se ogni sera reciti lo stesso copione, lo stesso spartito, ogni sera è profondamente diversa da quella che l’ha preceduta e da quella che la seguirà. Perchè il pubblico è diverso e perchè anche se per ipotesi rimanesse lo stesso diverso sarebbero i momenti, le sensazioni che questo vivrebbe. L’attore, rimanendo sé stesso, deve cogliere queste differenze.”

Massimo Bagliano ha attraversato diversi generi, da quelli più impegnati a quelli brillanti, all’operetta che tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà dei Novanta l’ha visto fra i massimi protagonisti. E, lui, non si schermisce, ad Enzo Baldon confessa che, in fondo, gli manca solo…il circo. Riguardo al teatro in crisi afferma che da anni, forse da decenni, sente questa affermazione. “Una affermazione in parte vera-rileva Massimo Bagliani-e talvolta si pensa di ovviarvi portando il grosso nome, quello che quasi ogni giorno compare in televisione.

“Prendiamo un personaggio come Pippo Baudo. Nel 1997 si pensò al grande successo che avrebbe portato recitando in un testo come L’uomo che inventò la televisione. Recitò in un teatro che aveva 200 posti, gli spettatori si fermarono a sessanta. Qualcuno, a precisa domanda, rispose semplicemente che Pippo Baudo lo vedeva già tutte le sere in televisione e, quindi, cosa poteva dargli di più in uno spettacolo teatrale?”

Massimo Bagliani organizza anche la rassegna teatrale del capoluogo che si tiene all’Alessandrino, una struttura privata di 800 posti. “La prossima sarà la mia settima stagione di organizzatore-dice-ma rispetto ad un tempo non puoi più realizzare un percorso. La gente, lo spettatore, non ama più le sorprese. Davanti ad una rappresentazione, anche con grossi nomi, si interroga su che cosa è, sui contenuti. Una volta riuscivi di più a educare, diciamo così, lo spettatore. Adesso ci vogliono spettacoli popolari.”

La cosa che gli piace di più? “Il corso di recitazione che da anni tengo ad Alessandria ed al quale si possono iscrivere tutte le persone con una età maggiore ai quindici anni. Non c’è limite, al contrario, di partecipazione. E’ una cosa bellissima e ti rivela che ognuno di noi è un mondo a sé, che deve essere seguito, e che ogni persona recepisce le cose in modo diverso. Il teatro ti aiuta a rapportarti con le persone, ti insegna a rispettare gli altri quando si è sul palcoscenico. Perchè tutti, sul palcoscenico, fanno parte di una squadra, tutti hanno un compito da rispettare nel migliore dei modi possibile, dal primo attore alla più infima delle comparse, all’addetto alle luci, al costumista, ad altri che non cito perchè sarebbe veramente lungo il farlo.”

Termina l’intervista a Massimo Bagliani ed inizia la sua lection magistralis dove ci porta a conoscere personaggi che hanno fatto la storia dello spettacolo nel secolo scorso. A partire da quello che secondo lui è stato uno dei più grandi, Achille Campanile. E, poi, Gassman, una trasmissione come “Studio Uno” che, negli anni Sessanta, ebbe artisti di grido come, fra gli altri, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. E, poi, la satira, la difficoltà di fare satira politica. Accompagnandoci, Massimo Bagliani, nei suoi ricordi, fin quasi agli artisti ed alle situazioni della nostra epoca.

Maurizio Priano