Quella che andiamo a scrivere non è una bella storia perché un giornalista, o pseudo tale, dovrebbe cercare sempre di essere obiettivo e le sue idee, quando di mette a scrivere su un giornale, un blog o anche solo su internet, dovrebbe infilarsele in un posto molto nascosto e mai lasciarle trapelare.

Purtroppo non è facile e capita spesso che – specie a Tortona e dintorni- ci siano giornalisti che, purtroppo ahimé (ed è per questo che non ho mai voluto iscrivermi all’Albo nei primi 30 anni della mia attività e l’ho fatto solo quando ne sono stato costretto perché altrimenti non potevo fare il direttore di Oggi Cronanca), fanno fatica a comprendere che la prima qualità di un cronista deve essere sempre l’obiettività, per cui bisogna spogliarsi delle proprie ideologie se si vuole essere coerenti e parlare a tutti da persone sopra le parti e cioé da veri Giornalisti.


Mi rendo conto che non sia facile, ma se non si riesce a fare questo, chi si spaccia o si millanta tale solo perché è riuscito ad iscriversi all’Albo, forse farebbe bene a riflettere sul mestiere che fa.

Purtroppo sono in molti a non rispettare questi canoni.

Fino a poco tempo fa, nel Tortonese ce n’era uno soltanto; adesso da un po’ di tempo, se n’è aggiunto un altro, sempre vicino al Centro Sinistra.

Quest’ultimo “Indro Montanelli di provincia” però le combina molto più grosse del suo predecessore e il dubbio che lo faccia apposta per mettersi in luce e per avere – finalmente – quella visibilità agognata da tempo che possa farlo sentire un po’ importante, è molto forte.

Sappiamo che in questo modo, cioé scrivendo un articolo, contribuiamo a dargli visibilità ma c’è un limite a tutto e non si può trasformare così, quella che dovrebbe essere una professione nobile come il Giornalista e che invece, grazie a tutti quei cronisti “di parte” come lui, sta diventando sempre meno ambita e quasi becera.

L’ultimo episodio risale a domenica scorsa: il personaggio in questione, a quanto pare, aveva diffuso sui social l’idea di organizzare una piccola manifestazione (non certo di sostegno) in concomitanza con l’arrivo del ministro Matteo Salvini, prima del comizio e fino all’arrivo del Ministro.

Non sappiamo se il giornalista in questione sapesse che per organizzare manifestazioni sul suolo pubblico è necessario avere l’autorizzazione e bisogna avvisare gli enti preposti e le Forze dell’ordine, fatto sta che – in base alle testimonianze raccolte – il “collega” si piazza nel cortile della ex caserma, forse per allestire l’evento ma viene fermato dagli agenti della Digos che raccolgono le sue generalità.

Parliamo di “fermare” cioé controllare una persona per un normale controllo come ne avvengono a migliaia ogni giorno.

La manifestazione ovviamente non si fa.

Due ore dopo ritroviamo il collega in prima fila al comizio, nello spazio riservato ai giornalisti, che scatta fotografie e realizza filmati.

Filmati che ritroviamo il giorno dopo sulla pagina Facebook di Salvini, ovviamente con la sua paternità.

La morale che esce da tutta questa storia è evidente: la voglia di apparire e di essere qualcuno è più forte delle proprie idee che forse si possono pure accantonare, o peggio rinnegare, per un briciolo di insignificante notorietà.

Angelo Bottiroli