Fino alla fine degli anni ottanta, forse anche più, passeggiare lungo i portici di Tortona, specie il sabato pomeriggio verso le 18, era pressoché impossibile, perché la ressa dei tantissimi giovani presenti, impediva quasi il transito.

Chi ha i capelli bianchi, come chi scrive, ricorda perfettamente cosa succedeva e i tanti giovani che si davano appuntamento per le rituali “vasche” avanti e indietro a consumare il selciato nel tratto compreso fra due bar: da Vercesi al Bardoneschi, per scambiare due chiacchiere con gli amici, conoscere nuove ragazze o ragazzi, programmare il sabato sera e tanto altro.


Molti pilastri del portici vecchi, poi, erano quasi di proprietà del solito gruppo di giovani che si ritrovavano in quel luogo tutti i giorni, ma soprattutto il sabato, in un rituale che noi vecchi, ricordiamo con tanta nostalgia e che i nostri figli non hanno mai conosciuto perché la realtà e le abitudini sono cambiate ormai da decenni e i portici di Tortona non sono più quel polo catalizzatore di persone.

Da tempo immemorabile, infatti, le “vasche” non ci sono più e passeggiare sotto i portici, per chi è nato e ha vissuto quel tempo, è quasi un dolore perché, quando non ci sono manifestazioni, come sabato scorso, sono quasi deserti.

E’ accaduto anche sabato scorso, alle 18, alla fatidica ora, tuttavia l’occhio attento del cronista non ha potuto fare a meno di notare un’incongruenza: se da Vercesi fino a largo Borgarelli, a camminare lungo i portici ci saranno state si è no una dozzina di persone, come testimoniano le immagini che pubblichiamo, nella gelateria Arzano c’era la ressa: decine di giovani seduti ai tavolini ed altri in piedi che aspettavano il loro turno.

E allora la domanda che sorge spontanea è: se ci fossero più locali per i giovani, i portici tornerebbero ad essere affollati?

Angelo Bottiroli