Da Novi, sabato 5 gennaio, l’attenzione si sposta ora al ministero per lo Sviluppo Economico dove martedì 8 gennaio si terrà un incontro, presente il ministro Luigi Di Maio, sul futuro della Pernigotti, l’azienda dolciaria che i proprietari, i fratelli turchi Torkoz, hanno l’intenzione di chiudere.

Con la promessa dell’esponente politico Cinque Stelle: “Se la proprietà turca ci dirà che se l’advisor, nominato per raccogliere le offerte di compratori della Pernigotti, riferirà che non ne sono state trovate, risponderò come questo dipenda dal fatto che l’advisor è in carica da pochi giorni prima delle festività natalizie. Chiederò, quindi, che sia concesso altro tempo, il nostro compito è quello di agevolare il lavoro dell’advisor.”


Una affermazione fatta ai dipendenti dell’azienda dolciaria ed ai rappresentanti di giornali e di televisioni nel corso della sua visita allo stabilimento di viale Rimembranza, avvenuta sabato 5 gennaio.

Un dato da tenere a mente per sottolineare l’importanza data allo alla Pernigotti di Novi: in questo inizio di 2019 sono, come annota il sito dagospia, ben 138 i tavoli aperti al ministero dello Sviluppo Economico con il coinvolgimento di 210.000 dipendenti.

Ma se il ministro allo Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha deciso, in questo inizio di anno, di visitare solo una di queste aziende, la Pernigotti di Novi, dimostra l’importanza di questa crisi e quanto abbia anche un valore simbolico.

Lo ha detto anche il ministro: “La Pernigotti, da due mesi, sta combattendo una grande battaglia, con i lavoratori in assemblea permanente all’interno dello stabilimento. Grazie a questa lotta stiamo per promulgare una legge che si chiamerà legge Pernigotti la quale legherà i marchi al territorio ed ai lavoratori. Spiace dire che questo riguarderà situazioni future, non la Pernigotti, dalla quale la legge prende il nome, in quanto una normativa non è mai retroattiva. Entrerà in vigore per quelle crisi successive alla sua entrata in vigore.”

Non ha voluto, nell’incontro, Luigino Di Maio, scendere nel dettaglio di offerte avute da eventuali compratori: “Se ne sono presentati diversi-ha affermato solamente-taluni seri, altri meno. Tutte voci ed offerte che valuteremo al ministero.” E’ noto che, da tempo, si fanno i nomi della ditta Sperlari e di un fondo indiano: per la prima, riferiscono fonti sindacali, c’è stato un incontro venerdì 4 gennaio con l’azienda cremonese che avrebbe ribadito il suo interessamento, con l’acquisizione totale od anche del 51% in partnership con altri, della Pernigotti. In passato la Sperlari fu di proprietà proprio della ditta novese, adesso, di proprietà del gruppo tedesco Katjies, è specializzata nella produzione di caramelle, torrone, torroncini e dolcificanti.

Il ministro Luigi Di Maio ha confermato il suo appoggio alla Pernigotti: “Il mio ministero è con i lavoratori, perchè la fabbrica rimanga aperta e continui a lavorare ed a produrre a Novi Ligure. Il mio desiderio è che maestranze così qualificate come quelle di Novi continuino a produrre cioccolatini e gli altri prodotti dolciari dell’azienda.” Di Maio ha quindi aggiunto: “Nell’incontro che si terrà l’8 gennaio al ministero dello Sviluppo Economico il governo farà presente alla proprietà turca che è stata reintrodotta la cassa integrazione per cessazione ma che, nel caso della Pernigotti, dovrà essere intesa come cassa integrazione per reindustrializzazione. Il governo è disponibile a concedere tutti gli ammortizzatori sociali necessari ma da parte della proprietà ci deve essere la garanzia che lo stabilimento rimarrà aperto e che le maestranze continueranno a lavorare. Anche per un debito di riconoscenza verso le persone che in oltre un secolo vi hanno lavorato ed un territorio che hanno fatto grande questo marchio.”

Un marchio che significa tanto nella storia dell’industria italiana: “Il valore del nome Pernigotti, l’importanza della lotta condotta dai suoi lavoratori, è attestato dalle continue espressioni di simpatia e di solidarietà che ricevo.” Promettendo infine: “Sarò disponibile ad ulteriori incontri con la proprietà, i sindacati ed i lavoratori sia personalmente quando sarà opportuno a livello politico, sia con i tecnici quando invece si presenterà questa esigenza. E la Pernigotti deve continuare ad esistere con il suo marchio.”
Ma all’incontro con il ministro non erano presenti solo i lavoratori della Pernigotti, c’erano anche quelli dell’Iperdì da mesi senza stipendio. Come dicevano alcuni cartelli che mettevano in mostra: “Sei mesi senza stipendio ma le bollette corrono”, “Fatti non parole”.

Una lettera che riflette la loro situazione è stata consegnata da una sindacalista al ministro Luigi Di Maio, situazione che verrà discussa mercoledì 9 gennaio al ministero dello Sviluppo Economico. I lavoratori della Iperdì, infatti, non sono ancora stati licenziati dalla vecchia proprietà, la Gca Generalmarket, e non ancora assunti dalla nuova, con il risultato che non ricevono ancora lo stipendio e neppure possono godere della cassa integrazione.

Maurizio Priano