Sabato 17 novembre anche Legambiente partecipa alla Marcia per l’Acqua contro la discarica di Sezzadio (AL), con ritrovo alle 14 in piazza Libertà.

Marceranno i Circolo locali: Legambiente dell’Ovadese e Legambiente Val Lemme, si uniranno gli  altri Circoli Piemontesi, primo fra tutti Legambiente del Vercellese, e sarà presente anche Legambiente Piemonte.

Sezzadio chiama cittadini vicini e lontani perché, anche se si abita lontano da lì, piange il cuore e monta la rabbia a vedere avviare i lavori di questa discarica di oltre un milione di metri cubi di rifiuti speciali, collocata proprio sopra all’area di ricarica delle falde profonde.
In queste aree, l’unico modo di tutelare davvero la falda è quello di rispettare il principio di precauzione, e cioè non realizzare affatto il progetto di discarica e costringere la Riccoboni a trovare un altro sito più idoneo lontano dalla zona di ricarica.
Per ottenere questo invitiamo a marciare con i cittadini dell’Acquese e della Valle Bormida che bevono dalla falda di Sezzadio e con la popolazione del Novese che oggi ha la possibilità di allacciarsi alla stessa falda, tutti i piemontesi che bevono acqua prelevata dalla falda profonda.
Legambiente ha iniziato ad occuparsi di Sezzadio intervenendo in quella che crediamo fosse la prima assemblea pubblica nel maggio del 2012, e nel giugno dello stesso anno Legambiente Alessandria, Legambiente dell’Ovadese e Legambiente Piemonte hanno presentato alla Provincia le osservazioni ufficiali alla VIA.
Allora rendemmo noto a tutti che la discarica era collocata dentro all’area di ricarica delle falde, e che pertanto non andava assolutamente realizzata.
Oggi l’area è stata ufficialmente individuata dalla Regione come “area di ricarica delle falde acquifere profonde”, ma … la discarica si fa ugualmente!
Contro questo atteggiamento schizofrenico e irresponsabile della Regione, a settembre 2018 abbiamo presentato ufficialmente le Osservazioni al Piano di Tutela delle Acque, dove abbiamo scritto che nel nuovo Piano vi sono parecchi aspetti da modificare, tutti di competenza della Regione, se si vuole rispettare almeno il principio base della Direttiva Quadro europea sulle acque, che mira ad evitare il deterioramento della risorsa, quali ad esempio:
1) manca la tutela delle riserve strategiche per uso potabile;
2) non si escludono le attività industriali o agricole inquinanti o potenzialmente inquinanti dalle aree di ricarica delle falde acquifere profonde recentemente individuate con provvedimento regionale;
3) occorre che vengano assoggettate alle nuove norme anche tutte le opere già autorizzate ma non ancora iniziate.
Se la Regione avesse fatto, o facesse ora, un Piano di Tutela delle Acque che recepisse queste nostre osservazioni, la discarica Riccoboni non si potrebbe più fare.
Oltretutto non si comprende neppure la disparità di trattamento tra la Valledora, nelle province di Vercelli e Biella, che nel Piano gode di vincoli precisi per un’adeguata tutela della falda acquifera profonda, e tutte le altre aree di ricarica piemontesi delle falde profonde per le quali sostanzialmente lo stesso Piano non prevede divieti.
Così ancora una volta Sezzadio ha bisogno della mobilitazione di tutti, perché non si realizzi quello che da principio sembrava impossibile e contro ogni buon senso, ma che la Provincia e la Regione non hanno impedito che avvenisse.
Michela Sericano 349-5363809
Legambiente dell’Ovadese