Il Piemonte dell’Appennino” è il titolo del seminario che Uncem con le Unioni montane promuove sabato 24 novembre a Cantalupo Ligure per rimettere l’area appenninica al centro delle politiche nazionali ed europee. Il sistema territoriale che parte dal Piemonte e attraversa l’Italia sino alla Calabria è uno straordinario pezzo di Paese troppo spesso lasciato ai margini delle scelte e delle attenzioni economiche e istituzionali. “Rispetto alle Alpi  – evidenzia il Presidente Uncem Piemonte, Lido Riba – l’area Appenninica presenta opportunità forse meno promosse ma non minori: un potenziale turistico, collegato alla qualità e ricchezza dei villaggi, una diffusa agricoltura sfruttabile dal punto di vista pascolivo, vitivinicolo, cerealicolo, boschivo, con possibilità di produzioni idroelettriche”.

Sabato a Cantalupo Ligure interverranno Amministratori pubblici, rappresentanti del mondo economico, pianificatori ed esperti di politiche pubbliche e di progettualità comunitarie. Come scrive Fondazione Symbola nel suo “Atlante Appennino”, con i suoi 1.300 km di lunghezza – le Alpi italiane arrivano a 1.200 – l’Appennino è la catena montuosa più grande d’Italia: parte nell’area tra Alta Langa e Passo di Cadibona e attraversa tutto lo Stivale, supera lo stretto di Messina per arrivare fino alle Madonie in Sicilia. Poco meno di 9 milioni e mezzo di ettari di superficie (quasi il doppio di quella delle Alpi italiane, maggiore di quella del Portogallo o dell’Ungheria) copre un terzo del territorio nazionale; interessa 14 Regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia) e, seppur in alcuni casi solo con piccole porzioni di territorio, 2.157 Comuni (il 27% del totale italiano). La matrice geologica della montagna Appenninica alterna tratti omogenei e monotoni (che coprono brani di estrema complessità) a tracce diversificate di una storia antichissima di terre, movimenti e trasformazioni. Le radicali diversità sono attenuate dalla copertura vegetale, da cui spiccano come monumenti isolati i “grandi sassi”, come quelli romagnoli, abruzzesi o degli altopiani isolati: ad esempio Bismantova o gli Alburni. Il 39,3% del territorio dell’Appennino è coperto da boschi: 3,7 milioni di ettari che rappresentano la forma più significativa di uso del suolo. E anche quella con la maggior dinamica di espansione: tra il 1960 e il 2012 la superficie coperta da boschi è cresciuta del 51%. Una superficie enorme che rappresenta una inestimabile risorsa ambientale, paesaggistica, ma anche economica. L’Appennino è uno scrigno di biodiversità anche perché è interessato quasi ininterrottamente da aree protette. Nel suo territorio si trovano 12 Parchi nazionali (ben il 10,4% della superficie appenninica ricade in un Parco nazionale), 36 Parchi regionali (un terzo circa del totale nazionale), oltre a quasi mille (993 per la precisione) aree tutelate dal network europeo Rete Natura 2000. È di qualche mese fa la proposta di Marco Guerrini, Sindaco di Carrega Ligure, per l’attivazione di un Parco appenninico dell’Alta Val Borbera: un’opportunità per lo sviluppo, non certo l’ennesimo vincolo, che dimostra la voglia di crescita e innovazione, anche ambientale

Oggi sono più di dieci milioni i residenti nell’Appennino: poco più di quelli della Lombardia, ma più degli abitanti della Svezia (10 milioni), dell’Ungheria (9,9 milioni), dell’Austria (8,5) o della Svizzera (8,4 milioni). Sono circa il 17% del totale della popolazione italiana, su una superficie pari, invece, al 31% circa del totale nazionale. La densità media degli abitanti, quindi, è decisamente più bassa, quasi la metà, di quella media italiana: 110 abitanti per km2 a fronte dei 201 medi nazionali. Numeri – spiega ancora Fondazione Symbola nel suo annuale rapporto sull’Appennino italiano – che ci fanno affermare con sicurezza che l’Appennino non è un territorio spopolato, tutt’altro: oggi infatti ci sono più residenti di quanti ce ne fossero 25 anni fa. Pochi più di allora, ma certo non meno.

“Tutti questi numeri saranno al centro dell’iniziativa di sabato – commenta Riba –Chiederemo al Governo in particolare di attivare qui, nell’area appenninica alessandrina e astigiana, una ‘Zona economica speciale rurale’ per avere un sistema fiscale più vantaggioso e capace di ridurre le sperequazioni nonché di esaltare le opportunità di crescita e sviluppo”.

Uncem Piemonte