Beppe Gambetta è ideatore ed interprete dello spettacolo “OUDÙ DE MÂ MISCIÒU DE PÈRSA LÉGIA”  che andrà in scena mercoledì 5 dicembre al Teatro Civico di Tortona.

Lo abbiamo avvicinato per farci spiegare perché l’importanza di questo spettacolo

“Questo per me – dice  Gambetta – è stato un anno completamente dedicato alla figura di Fabrizio De Andrè ed avrei moltissime testimonianze da aggiungere alla presentazione dello spettacolo (ho prodotto un video della canzone “Fiume Sand Creek” nel luogo del massacro in Colorado-USA, erano presenti alcuni indiani nativi venuti per rendere omaggio ai loro morti che si sono commossi quando ho tradotto loro il testo e raccontato della canzone  https://youtu.be/S9DA4H8Gwdk), la visita al cimitero di Spoon River in Illinois, cantando le canzoni “Il Matto” e “Un Giudice” sulla tomba deli personaggi che hanno ispirato le poesie originali di Edgar Lee Masters e le canzoni di Fabrizio, l’ultima mia Acoustic Night 18 di Genova (Teatro della Corte) che ha attirato 4000 spettatori da tutta Europa dedicata ad artisti stranieri che hanno tradotto e cantato le canzoni di Fabrizio De Andrè in lingue diverse: https://youtu.be/lslNYYyeMWc (Creuza de Ma), https://youtu.be/D7928zLWqo0 (Un Matto), https://youtu.be/JHjDb5ZjpV8 (Sidun),  https://youtu.be/z60ks5YMPno (Jamin-a).”

Al di là di questo, però Gambetta chiede di poter spendere qualche parola speciale per Genova, ora che è in ginocchio.

“Ho vissuto la tragedia del ponte Morandi molto da vicino – aggiunge –  perchè quella mattina per me è stata una “danza con il destino”: dovevo transitare sul ponte circa quindici minuti dopo il crollo… Genova avrà bisogno di molti anni per potersi riprendere e credo che ogni genovese debba rimboccarsi le maniche per aiutare in qualche modo con i propri mezzi la rinascita della città. Io approfitto di ogni possibile spazio che riesco ad avere per ricordare che un modo per aiutare Genova è anche visitarla da turisti. Genova non è “turisticamente” organizzata come altre città e proprio per questo offre un’immagine più sincera e reale ed è proprio bella, tutta da scoprire o riscoprire per chi ci è già stato. Ho scritto anche una piccola guida “non convenzionale” per chi vuole scoprire nuovi luoghi. Per chi viaggia con il cuore l’aiuto più bello può essere una visita ai margini della “zona rossa” dove gli esercizi commerciali stentano a riprendere il lavoro. Una pizza e una parola di conforto possono essere più importanti della visita di un politico.”

L’INTERVISTA PER CONOSCERE MEGLIO BEPPE GAMBETTA

Da quanto tempo esattamente vi siete stabiliti nel New Jersey? Come si chiama il paese dove vivi? Ci sono italiani e/o genovesi, vi conoscete?

Viviamo gran parte della nostra vita nel New Jersey da nove anni, la scelta del luogo è stata dettata in un primo momento da elementi pratici (vicinanza con i principali aeroporti ed autostrade, luoghi in cui suonare,..), ma anche dal cosiddetto “computer del cuore”: vicinanza con gli amici più cari, bellezza del paesaggio, vita artistica e culturale nella zona, tolleranza della popolazione, qualità del basilico biologico.

Inserendo idealmente tutti questi dati la scelta è stata inequivocabile: Stockton, New Jersey. E’ un paese di poche centinaia di abitanti con tante meravigliose case vittoriane quasi intatte, molte abbastanza “vecchie” da far sentire un europeo a proprio agio. Ci vive anche un altro genovese, ahimè genoano, ma lo perdoniamo perchè sa preparare una torta pasqualina da sogno.

Gli americani sono stupiti di vedere un italiano che suona una “loro” musica, o sono così abituati a vedere di tutto che non ci fanno caso? Trovano qualche “italian flavor”?

Gli americani, per cultura, sono abituati allo straniero che suona musica “loro” o anche diversa. Quello che secondo me cercano più di altri è la buona qualità della proposta musicale. Questo naturalmente genera una concorrenza di altissimo livello, ma artisticamente ti spinge sempre a dare il massimo possibile.

Negli USA non suono esclusivamente musica di matrice americana, ma anche quando interpreto la loro musica l’impronta italiana c’è e si sente, il sole del mediterraneo che addolcisce il suono splende sempre.

Quali parole usi quando proponi a non italiani quello che per te è un amore “definitivo”, ovvero Fabrizio De André?

Fabrizio De Andrè si è espresso con un linguaggio e una poesia universale che parlano all’anima di qualsiasi persona sensibile che lo ascolti (anche a chi non parla italiano) e quindi non è difficile da proporre ad artisti e pubblici stranieri. Lui rimane un punto fisso nei miei concerti all’estero, in particolar modo negli USA dove non è conosciuto come dovrebbe.

Trovi ancora il tempo e il modo per “stupirti” di qualche bella musica che non conoscevi?

Per chi continua attivamente a produrre musica indipendente la resistenza al declino del mondo musicale attuale richiede un impegno sempre più assiduo su tutti i fronti per continuare a lavorare, bisogna inventare continuamente nuove proposte e generare nuovi sbocchi lavorativi. Questo riduce di molto il tempo per occuparsi di ricerca, di studio, di altre forme di arte che in ogni caso, anche se ti sfiorano, ti possono illuminare il cammino. Il tempo per stupirsi di fronte alla bellezza diventa sempre meno ma questo resta sempre un pensiero costante ed è quello che cerco in ogni piccolo momento libero possibile. L’esigenza di rimanere bambino, stupirsi e sognare è sempre davanti a te ed è il motore fondamentale che ti consente di andare avanti.

Le tue Acoustic Nights al Teatro della Corte di Genova rappresentano un “unicum” e non solo in Italia. Se dovessi anche in questo caso tirare un bilancio di oltre 18 anni di concerti in un grosso teatro rischiati sulla tua (vostra) pelle, come risponderesti?

L’Acoustic Night è il progetto italiano che negli anni mi ha dato più soddisfazione, la prova che il pubblico italiano ha una grande capacità di farsi coinvolgere nella bellezza del mondo musicale indipendente e che può entusiasmarsi per forme musicali diverse da quelle proposte dai media. Dell’intensità di questo spettacolo si è accorta anche Rai Radio 3 che da 8 anni trasmette l’evento in diretta, raccogliendo commenti bellissimi da ascoltatori sparsi in tutta Italia. E’ anche la prova che in Italia è possibile produrre grandi spettacoli senza doversi necessariamente basare su sponsors o su sovvenzioni pubbliche. Un grande merito di queso successo è nel lavoro di produzione di mia moglie Federica Calvino Prina che non si occupa solo della complicata parte organizzativa ma dà un contributo fondamentale e intelligente alla scelte artistiche e alla definizione dei temi delle Acoustic Night. La grande soddisfazione che viene dall’Acoustic Night è anche quella di raccogliere un grande successo, rispetto e affetto nella mia Genova, città che riesce a stupire e dimostrare energie inaspettate. Per questo continueremo a lavorare per mantenere alto il livello e per fare crescere lo spettacolo a Genova.