Elisa, la giovane al presidio Anpi e autrice della lettera

Egregio Direttore,

la mia riflessione ha una data di inizio, il 18 marzo di quest’anno. In quell’occasione era stato pubblicato un articolo dall’ossimorico titolo “La vera violenza è quella antifascista”, in riferimento alla richiesta del Coordinamento ANPI ai vari Comuni della zona di non concedere spazi, contributi di qualunque natura a tutti coloro (associazioni, movimenti, partiti, comitati) che non firmassero un’esplicita dichiarazione di adesione ai principi della Costituzione e dell’Antifascismo. Ossimorico, sì. Perchè associare l’astratto “violenza” all’Antifascismo è quanto di più incostituzionale ci possa essere.

E ancora più incostituzionale, per me, è lasciare libero spazio al pensiero di chi dimostra una sostanziale ignoranza storica, veicolando una pericolosa ideologia dietro sedicenti opere di bene (servizio di doposcuola gratuito, distribuzione di alimenti -ma solo alle famiglie italiane-, ronde contro i parcheggiatori abusivi degne del più bieco squadrismo).

L’ANPI, a mio avviso, non è antidemocratico in quanto si rifiuta di tollerare la presenza di movimenti come CasaPound e Forza Nuova sulla scena politica italiana, e di riconoscere come “politici” questi militanti neofascisti.

Perché il termine “politica” è in sé bellissimo. Il compito del vero politico ce lo insegna Plutarco nei Moralia: “promuovere la concordia e l’amicizia tra quanti vivono nella stessa città, eliminando le contese, le discordie, qualsiasi forma di animosità”.

Chi tenta, perciò, di guadagnarsi il consenso parlando alla pancia delle persone, a colpi di slogan razzisti come “Prima gli Italiani”, non potrà minimante aspirare al titolo di politico; al massimo si fermerà a quello di demagogo.

E dare spazio a opinioni di questo calibro, mi scusi se mi permetto, ma non significa essere un “giornale libero”, rispettoso della pluralità delle opinioni e portavoce dei più alti ideali di libertà di pensiero sanciti nella nostra Carta.

Significa essere un giornale di parte, che non sottopone le proprie fonti a quel lavoro di attento vaglio critico che invece richiederebbero. Non si può essere democratici nei confronti di chi, a chiare lettere, e quasi con orgoglio, guarda al fascismo come a “un grande padre, severo e giusto”, e affianca l’aggettivo “buono” a un criminale quale è stato Benito Mussolini (le dichiarazioni sono tutte di Gianluca Iannone, presidente di CasaPound nazionale).

Perché il fascismo si è configurato in sé come negazione della democrazia.

L’ANPI sarebbe quindi antidemocratico se, viceversa, accettasse simili improperi.

Un’ultima precisazione mi sembra doverosa. Chi scrive è un’iscritta ANPI che è stata direttamente chiamata in causa dal suo giornale alcuni giorni dopo il 28 settembre, data infausta in quanto ha visto l’apertura a Tortona della prima sede di CasaPound nella provincia di Alessandria.

Mi ha definito “Elisa, la giovane con tanto sale in zucca”, in quanto secondo lei, se fosse dipeso da me (e qui cito le sue parole), “quel presidio e l’assurda militarizzazione di una città ostaggio della Polizia per diverse ore, non sarebbero mai avvenuti”.

Mi dispiace contraddirla a proposito, ma quella che lei ha definito “assurda militarizzazione” non si è verificata certamente a causa del presidio organizzato da ANPI e Tortona Antifascista.

Detto questo, la mia opinione non cambia, rimane quella espressa venerdì 28 settembre: purtroppo movimenti razzisti, xenofobi, neofascisti come CasaPound, Forza Nuova e altri stanno andando a colmare quel vuoto istituzionale che, in questi anni, si è venuto a determinare.

L’ANPI, tutte le associazioni e i partiti antifascisti devono ora cercare di arginare il naufragio di quei valori che gli uomini e le donne della Resistenza ci hanno consegnato, con il loro sacrificio, nella speranza che mai più potessimo percepire quel “senso di asfissia” che loro, invece, avevano provato per oltre vent’anni di oscurantismo politico e morale.

Io, purtroppo, quel senso di soffocamento comincio ad avvertirlo. Soltanto con l’unica arma, la più potente, che abbiamo a disposizione, ovvero la Cultura, potremmo ritrovare “l’aria della libertà”.

Elisa Torlasco



Rispondiamo per quanto ci compete, se altri vorranno rispondere avranno facoltà di farlo, precisando sin d’ora che la linea editoriale di Oggi Cronaca, per evitare di trascinare a lungo le questioni, non prevede controrepliche pubbliche sullo stesso argomento, da parte dello stesso autore delle lettere, ma sono ammessi eventuali contributi da altri soggetti.

Allora: la sola pubblicazione di questa lettera, malgrado le affermazioni della giovane  (che stimiamo per le sue idee, perché ogni idea è rispettabile e contiene sempre qualcosa di positivo) dimostra che noi siamo, invece, un giornale libero, rispettoso della pluralità delle opinioni e portavoce dei più alti ideali di libertà di pensiero sanciti nella nostra Costituzione.    

Non entriamo nel merito dell’ideologia di Casapound o altre ideologie, però chi scrive ha quasi 60 anni ed oltre avere un nonno partigiano che è morto per la libertà, conosce la storia.

La storia ci insegna che ogni Movimento rivoluzionario e di libertà, nasce quando si raggiunge il limite; quando un “regime” o qualcosa di simile, impedisce la pluralità di opinione, impedisce la democrazia e l’oppressione. 

Un movimento, sia esso l’Anpi o Casapound ad esempio, nasce e le ingiustizie sono così tali ed evidenti che obbligano le persone a ribellarsi a qualcosa che non va, che non funziona come dovrebbe, che provoca sperequazioni che hanno raggiunto un livello tale da non essere più sopportate. In un senso o nell’altro.

I giovani che tu, cara Elisa (mi permetto di darti del tu visto che potresti essere mia figlia e mi viene difficile dare del lei a chi è più tanto giovane di me, anche se so che è un errore), etichetti come persone che aderiscono ad un partito che “guarda al fascismo come a un grande padre, severo e giusto” non hanno conosciuto il Fascismo autore (insieme al Nazismo) delle vittime dell’Olocausto, così come tu non hai conosciuto il Comunismo autore delle vittime delle Foibe.

Le vostre ideologie, cioé le tue di sinistra e quelle dei giovani di destra, nascono dalla stessa, insista, voglia di ribellione nei confronti di un mondo ingiusto che opprime le persone.

Così ognuno, alla propria maniera, cerca di difendere ciò che ritiene più giusto e di fare qualcosa per combattere quello che non va e le tante ingiustizie che regnano nel nostro mondo.

Le vittime delle ingiustizie non hanno colore, né nazionalità: sono vittime e basta.

E le vittime, in questa società, se ci pensi bene, siamo tutti noi cioé  il 99,9% della popolazione, quella che non fa parte della casta dei potenti.

Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca