Alessandrini insoddisfatti per la sanità regionale e conseguente impennata nei costi per la mobilità passiva in Piemonte: la famigerata delibera di giunta regionale 1-600 che ha sacrificato l’ospedale di Tortona sull’altare della gloria di Novi Ligure sembra rivelarsi nel tempo un clamoroso fiasco.

Lo attesta nientemeno che l’IRES, Istituto di Ricerche Economico Sociali, ente regionale di supporto all’azione di programmazione della Regione Piemonte, nella propria pubblicazione “Rapporto di quadrante: Sud Est 2018” sotto la voce “salute”. (1)

 

La percentuale delle persone soddisfatte della sanità in provincia di Alessandria è la più bassa di tutto il Piemonte, con meno della metà degli utenti soddisfatti (47,4%). Da notare, in tabella, il dato errato degli ospedali per 1.000 kmq dichiarato dall’IRES, cha fa riferimento a dati del 2011, quando ancora erano in funzione tutti i nosocomi (Valenza, Acqui Terme, Ovada) successivamente falcidiati dal riordino della rete ospedaliera. Gli Alessandrini non si lamentano “di gamba sana”, come potrebbe apparire in un primo momento, nel vedere un elevato rapporto di ospedali sul territorio (che risale invece a sette anni fa), ma sono fortemente insoddisfatti nel 2017, dopo la revisione della rete ospedaliera attuata dalla giunta regionale del Piemonte con la DGR 1-600 che ha di fatto sottratto tre ospedali al territorio. Da qui al cercare risposte al fabbisogno di salute oltreconfine il passe è breve e facilitato dalla prossimità geografica con la Lombardia.

 

Che nelle provincie di Alessandria e Novara si registri la maggiore mobilità passiva lo ha dovuto ammettere a denti stretti lo stesso assessore Saitta(2) in consiglio regionale nel dicembre scorso, rispondendo a specifica interrogazione: “I dati della mobilità interregionale relativi agli anni 2014 e 2015 confermano la tendenza già emersa negli anni precedenti, ovvero il saldo negativo fra mobilità attiva e mobilità passiva”.

 

I costi della mobilità non hanno quindi seguito quel virtuoso percorso di riequilibrio che si sarebbe atteso in una Regione sottoposta in quegli anni a piano di rientro. In barba alle teorie della giunta Chiamparino, un qualche ingranaggio si deve essere inceppato nella perfetta elucubrazione teorica, rivelando, alla prova dei fatti, che il millantato miglioramento dell’offerta sanitaria con il quale la Giunta Chiamparino ha propinato al territorio la revisione della rete ospedaliera (mettendo in atto, peraltro, una effettiva privazione di servizi alla salute) si è dimostrato un clamoroso buco nell’acqua e nei conti della sanità piemontese.

 

Non si vuole qui fare riferimento alla qualità delle cure o agli esiti, bensì ci si riferisce alla erogazione stessa dei servizi, attività che specificatamente ricade sotto la responsabilità delle Regioni.

 

In un prossimo articolo verrà quantificato l’ammontare dei costi per la mobilità passiva generati dal taglio dei servizi ospedalieri nell’Alessandrino. Una piccola anticipazione per i più curiosi: i costi per la mobilità sono nettamente aumentati dopo il declassamento dell’ospedale di Tortona.

Annamaria Agosti