Il quadrante sudorientale del Piemonte, che comprende la provincia di Alessandria, terra di confine con la Lombardia, è sempre stata dimenticata, se non bistrattata, dalla Regione Piemonte. L’esempio più eclatante è rappresentato dall’ospedale di Tortona, smantellato nel più colpevole silenzio generale.

E’ forse questa la logica del centralismo torinese che, a quanto pare, abbandona i territori periferici?.

Passando oltre al significato puramente simbolico di un distacco effettivo dal Piemonte, per avere una idea chiara e non motivare la scelta solamente “di pancia”, possiamo affermare che molte tasse sono più basse in Lombardia, tra cui l’addizionale Irpef  e il bollo auto. La sanità è notevolmente migliore, oltre ad essere maggiormente fruibile in termini di accessi, come dimostrato dalla mobilità verso la Lombardia per il fabbisogno di cure, per non parlare dei tempi attesa che sono decisamente inferiori e in ospedali quotati e di professionalità altamente spiccata e all’avanguardia.

Considerando altresì che l’annessione dell’Alessandrino in Lombardia andrebbe a integrare una naturale estensione territoriale nel settore dell’offerta turistica nel sud Lombardia, quantomeno dal punto di vista qualitativo. Ed il sogno di un rilancio del tortonese nel comparto turistico ne verrebbe concretamente agevolato.

Le motivazioni non si fermano qui. Intanto, la volontà dei cittadini di autodeterminarsi è una posizione che merita il massimo rispetto da parte della politica: lo strumento del referendum è il cuore pulsante dell’autonomia. In un Paese normale le comunità devono avere la facoltà di decidere dove stare, tanto in base a motivazioni storico culturali quanto di convenienza, allo stesso modo di quanto fa la politica.