Un furto come ce ne sono tanti, ma era il quarto in 4 anni, e stavolta, i ladri, visto che hanno trovato pochi spiccioli da portare via, si sono accaniti sulla porta e all’interno della casa.

E’ accaduto l’altra sera a Pontecurone, in una zona residenziale, quando i padroni di casa, marito e moglie, per fortuna erano fuori.

Al loro rientro hanno trovato uno scempio: la casa a soqquadro, le porte e i mobili danneggiati, i cassetti aperti, la roba dappertutto.

 

Una triste esperienza che solo chi ha subito un furto può veramente comprendere, perché ci si sente defraudati, violati nella propria intimità, depredati negli affetti, quando degli estranei ti entrano in casa e fanno ciò che vogliono.

 

La rabbia non è certo per le cose materiali ma per lo stato psicologico di due persone anziane che devono metabolizzare per la quarta volta questo scempio. Gli affetti , i ricordi , il personale …. tutto viene violato senza pietà .
Hanno avuto tutto il tempo necessario senza che nessuno si accorgesse di nulla , senza nessuno che li vedesse e hanno agito.

 

Parliamo al plurale perché sicuramente erano più di uno e non erano persone spinte a rubare dalla fame, ma gente che sapeva come entrare nelle abitazioni, abituata a questo genere di furti.

 

La differenza fra tanti altri furti dello stesso genere che avvengono ogni giorno è che i padroni di casa, stavolta, hanno detto “basta” e hanno deciso di far vedere a tutti come queste persone riducono la casa delle famiglie in cui entrano per rubare.

 

Ma si può ancora parlare di persone?

Esiste un minino di correttezza, di buon senso e di umanità in queste persone?

O dobbiamo chiamarle in un altro modo?

Come si possono definire coloro che scorrazzano indisturbati nella casa di chi ha fatto tanti sacrifici nella vita e dove non c’è rimasto più niente, ma  solo i soprammobili come ricordi?