Da tempo a Tortona si parla di un nuovo reparto di Fisiatria, di progetti e lavori per 20 posti letto, che però non iniziano mai. Perché?

La risposta a questa domanda sembra semplice: la Regione Piemonte, per l’ennesima volta, pare abbia intenzione di mettere mano agli ospedali presenti in provincia di Alessandria.

Risulta da un recente documento, non inviato ai giornalisti, del quale siamo venuti in possesso soltanto oggi dal titolo “Piemonte Sud-est, strategie di riordino della rete ospedaliera”.

Il documento è nuovo, datato aprile 2018 ed è stato realizzato dall’Ires Piemonte per conto della Regione, per valutare se sia più conveniente mantenere le attuali strutture ospedaliere presenti sul territorio della provincia di Alessandria (opzione 0), oppure realizzare un nuovo ospedale che raggruppi quelli di Novi Ligure, Tortona e Acqui Terme con successiva “dismissione e alienazione” (così si legge nel documento) degli ospedali di Tortona e Novi Ligure che verrebbero così chiusi con la logica conseguenza che in città non ci sarebbe più non solo l’ospedale, ma neppure il Pronto Soccorso.

Si tratta ovviamente di ipotesi, ma suffragate da uno studio di 50 pagine che pubblichiamo integralmente a fine articolo.

Con una nota arrivata oggi in Redazione, e che pubblichiamo anche questa a fine articolo, l’assessore regione alla Sanità del Piemonte Antonio Saitta, conferma che il documento è arrivato in Regione in questi giorni e smentisce che la Giunta regionale abbia allo studio alcuna ipotesi di chiusura per gli ospedali di Tortona e Novi Ligure (per Acqui nell’opzione 1 non è prevista la chiusura).

Non abbiamo dubbi sulla veridicità delle affermazioni di Saitta, anche perché trattandosi di ipotesi, è logico che tali rimangano fino a quando la Regione non le avrà analizzate decidendo il da farsi, tuttavia a pag 47 del documento, nelle note dove si traggono le conclusioni dallo studio si legge:  “L’Opzione 0 (mantenimento degli ospedali ndr), comporta un investimento pubblico iniziale di 217 milioni di euro, mentre l’Opzione 1 (costruzione di un nuovo ospedale e chiusura di Tortona e Novi – ndr)  richiede 192 milioni di euro.”

E poche righe più sotto si legge: “In termini di risparmi di gestione, l’Opzione 0 (riordino dell’esistente) e le Opzioni 1A ed
1B (riordino della rete dell’ASL AL e realizzazione di un nuovo ospedale in appalto o in partenariato pubblico privato) potrebbero comportare un risparmio medio annuo rispettivamente pari al 10% e al 20% rispetto all’attuale.”

Ma secondo voi, dovendo scegliere, cosa sceglierebbe la Regione, calcolando che qualcuno potrebbe anche paventare la possibilità di danno erariale nel caso in cui venissero spesi soldi pubblici in più di quelli previsti?

LA SMENTITA DI SAITTA

Naturalmente parliamo di ipotesi a lungo raggio applicabili in diversi anni, perché un nuovo ospedale non si costruisce in meno di un lustro, ecco perché dalla Regione è arrivata la dichiarazione dell’assessore regionale diretta a quei siti (torinesi immaginiamo) che chissà cosa hanno scritto. 

 

“Basta con gli allarmismi – recita la nota di Saitta – Nessun ospedale in provincia di Alessandria verrà chiuso.” 

“Smentisco fermamente – dice lo steso assessore regionale alla sanità Antonio Saitta – che la Giunta regionale abbia allo studio alcuna ipotesi di chiusura per gli ospedali di Acqui Terme, Tortona e Novi Ligure o di trasformazione per gli ospedali di Casale Monferrato e Ovada. Nessuno di questi provvedimenti è contenuto nel Piano di edilizia sanitaria che la Regione Piemonte ha approvato e nessun atto è previsto per il futuro in tal senso”. 

“Lo studio – prosegue la nota dell’assessore Saitta –  è stato commissionato all’unanimità ad ottobre dal Consiglio regionale del Piemonte, su richiesta dell’attuale capogruppo del Partito Democratico Domenico Ravetti, con l’obiettivo di effettuare un’analisi dei bisogni di salute del territorio e di verificare l’eventuale possibilità di realizzare una nuova struttura ospedaliera ad Alessandria. Il documento è stato consegnato nei giorni scorsi al Consiglio regionale: dal lavoro dell’Ires emerge chiaramente come l’ipotesi formulata dagli stessi ricercatori, che comporterebbe la dismissione di alcuni ospedali della provincia, sia considerata gravosa e dunque non praticabile.”

“Spiace constatare ancora una volta il tentativo di creare un allarmismo ingiustificato che finisce per arrecare danni alla stessa sanità pubblica  – aggiunge l’assessore Saitta -. Nessun ospedale sarà chiuso: continueremo a lavorare, anche sul territorio dell’Asl di Alessandria, per potenziare la rete di assistenza territoriale e rispondere al meglio alle nuove esigenze di salute dei piemontesi”.

 

Abbiamo letto il documento e non vogliamo smentire Saitta, ci mancherebbe, però noi nelle conclusioni – sempre a pag. 47 del documento leggiamo: 

“l’onere medio annuo (per venticinque anni) determinato per l’Opzione 1 considerando gli interventi edilizi (di nuova realizzazione, di adeguamento o trasformazione), la manutenzione, l’acquisizione ed il rinnovo del parco tecnologico e degli arredi ammonta a 49,1 milioni di euro (Opzione 1A) o a 51,2 milioni di euro (Opzione 1B), in funzione della modalità realizzativa. Il valore medio annuo determinato, invece, per l’Opzione 0 è pari a circa 50,1 milioni di euro”

e poi ancora più sotto: 

“facendo sempre riferimento all’investimento iniziale in conto capitale, fra l’Opzione 0 (riordino dell’esistente) e l’Opzione 1B (riordino della rete dell’ASL AL e realizzazione di un nuovo ospedale in partenariato pubblico privato), invece, la differenza non sembra orientativa della scelta. L’Opzione 0, infatti, comporta un investimento pubblico iniziale di 217 milioni di euro, mentre l’Opzione 1B richiede 192 milioni di euro.”

 

QUI SOTTO TROVATE IL DOCUMENTO INTEGRALE 

Piemonte sud est – strategie di riordino della rete ospedaliera