Quattro componenti della famiglia De Marte, originari del meridione ma residenti nel Golfo Dianese sono finiti in carcere per spaccio di droga. Le misure cauteli sono scattate al termine di una serrata attività d’indagine da parte della Polizia di Stato di Imperia di cui tre in carcere, a carico di altrettanti membri della famiglia De Marte, originaria di Seminara ma da anni stabilmente radicata nel comprensorio dianese.

Seconda l’accusa avrebbero avviato un consistente spaccio di droga tra Imperia, il Golfo Dianese e il Basso Piemonte.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati durante una conferenza stampa che si è svolta questa mattina presso la Questura di Imperia (nella foto)

A finire in manette  Giovanni De Marte di 28 anni, il padre Miche di 49 e lo zio Antonio di 45, questi ultimi già detenuti in carcere per altri reati, mentre per il cugino di Giovanni, Agostino Gaglioti è scattato l’obbligo di firma.

L’operazione è stata chiamata in codice dagli agenti della polizia ‘Bocca della verità’ perché parte della droga era nascosta in un muro  e si poteva reperire mettendo le mani all’interno (come nella bocca della verità a Roma) dopo aver spostato un sasso.

L’operazione, denominata “Bocca della verità”, nasce nella primavera dell’anno scorso, quando, nel corso di un servizio di osservazione effettuato nei pressi della villa di famiglia dei nuclei familiari De Marte/Gaglioti, i poliziotti della Squadra Mobile notavano scendere da un’auto De Marte Antonio (cl. 1973) e suo nipote Giovanni (cl. 1990); quest’ultimo si avvicinava al muro in pietra che perimetra la villa e toglieva dallo stesso un sasso che chiudeva un buco, estraendone degli involucri, che si presumeva contenessero stupefacente.

Individuato il muro (“la bocca della verità”) come nascondiglio in cui una piccola parte dello stupefacente veniva nascosta – in particolare, la cocaina da tenere “pronta” per le cessioni al dettaglio –veniva così avviata un’indagine complessa, costituita da servizi sul territorio ed attività di intercettazione, da cui si poteva evincere che non solo Antonio e Giovanni, ma anche altri appartenenti alla famiglia erano molto attivi nel mercato degli stupefacenti del levante imperiese.

 

Nel corso dell’attività, anche con l’ausilio di altri uffici investigativi, erano stati effettuati numerosi sequestri ed arresti in flagranza, di seguito elencati.

Michele De Marte (cl. 1969), padre del menzionato Giovanni e fratello di Antonio, era stato arrestato a Roma nel maggio scorso con oltre 6 kg. di marijuana. Anche il figlio Giovanni era stato arrestato in flagranza, circa un mese dopo, a San Bartolomeo al Mare, con oltre 2 kg. di marijuana.

Non solo droga, però, ma anche armi ed auto rubate rientravano nelle attività della “famiglia”.

Antonio De Marte, infatti, era stato arrestato, nel dicembre 2017, nella villa di famiglia a Diano Castello, in cui erano stati trovati oltre kg. 9 di marijuana, occultati in parte nel portabagagli di un’auto provento di furto ed in parte in un vano nascosto ricavato nel sottotetto di un garage adibito a vero e proprio laboratorio per la “preparazione” ed il confezionamento della droga, oltre ad 8 fucili da caccia con matricola abrasa (quindi armi clandestine) ed altre autovetture rubate.

Gaglioti Agostino (cl. 1997), nipote di Antonio e Michele e cugino di Giovanni, che nel corso dell’indagine era stato in più occasioni notato come corriere per piccole cessioni al dettaglio, veniva rinvenuto, nella medesima occasione, in possesso di alcuni grammi di cocaina già pronti per la cessione e denunciato.

Dalle indagini, nel corso delle quali erano stati effettuati anche sequestri di cocaina a vari clienti, è quindi emersa un’attività criminale professionale, condotta da spacciatori coinvolti anche nel “traffico” a monte, in collegamento con le fonti calabresi di approvvigionamento, che riforniscono sistematicamente anche gli spacciatori locali e che, in taluni episodi, hanno finanziato gli acquisti di ingenti quantitativi di droga.