Le notizie di furti e furtarelli in casa sono ormai, purtroppo, diventate rubrica fissa nelle pagine di cronaca. Per fare scalpore serve almeno un’incursione in villa, magari con violenza, bottino cospicuo e fuga rocambolesca verso l’ignoto. Anestetizzati dalle quotidiane incursioni nei nostri appartamenti, ci stiamo attrezzando con arsenali di antifurti, armi casalinghe o rassegnati piani di fuga. Non sentirsi più sicuri in casa è quasi diventato normale, qualcuno azzarda anche che “è il prezzo da pagare per la sperequazione sociale”, lo scotto della globalizzazione.

Invece ogni tanto i ladri, sempre rigorosamente ignoti, riescono ancora a stupirci scuotendoci dal nostro rassegnato torpore e improvvisando il gesto inaspettato. Perché questa volta la violazione non è della casa, accogliente luogo di vita famigliare, ma incursione a mani libere nel cimitero cittadino, placido luogo di riposo eterno. E i nostri pavidi tombaroli hanno preso di mira un busto noto a molti tortonesi, che si trovava all’ingresso principale del cimitero, a pochi passi entrando sulla destra. Un busto realizzato da Carlo Pedenovi, sorretto da un basamento di marmo e affiancato da una bianca ala spezzata: il ricordo di Roberto Angeleri, tenente dell’aviazione, tragicamente morto a 26 anni il 22 maggio del 1962, per uno schianto sul monte Plische avvenuto durante un’esercitazione con il suo capitano.

Perché rubare un busto di bronzo di un giovane tenente?

Per il valore del metallo? Per il peso artistico dell’opera?

Forse la prima e più prosaica risposta già contiene le ragioni sufficienti per spiegare materialmente il gesto di balordi alla disperata ricerca di facili guadagni.

Tuttavia non ci aiuta lo stesso a capire perché, ancora una volta, non ci si possa sentire tutelati non solo a casa propria, ma anche in luoghi estremi come il cimitero. Le telecamere ci sono, ma non funzionano. I guardiani non hanno visto niente. E così ai famigliari, violati negli affetti più profondi, non è rimasto altro che sporgere l’ennesima denuncia contro ignoti, che per l’ennesima volta cadrà nel vuoto. Un vuoto pieno di rassegnazione e malinconia, che ricorda il logoro vuoto di valori a cui spesso si allude. Ma in fondo poco importa che si tratti di vuoto di valori o di azione piena di disarmante ignoranza. Quel che è certo è che alla famiglia rimane una tomba nuda e una memoria sfregiata, e a noi la storia di un furto amaro, che ci scuote e intristisce, un gesto capace di rendere anche il luogo più quieto e inviolabile, terreno fragile e insicuro. Un’illuminante immagine di questa amena società in cui ci siamo abituati a vivere.

Laura Angeleri