Dopo mesi caratterizzati dalla quasi totale assenza di precipitazioni, ci troviamo ora davanti ad una situazione drammatica che ha segnato profondamente il territorio dell’Imperiese: il settore olivicolo e quello legato all’approvvigionamento del fieno per il bestiame sono ormai allo stremo e le conseguenze si ripercuoteranno anche il prossimo anno a causa del danneggiamento che hanno subito gli ulivi e i prati da pascolo.

In questa fase è ancora difficile stimare i danni, ma in alcune situazioni si sono già potute registrare perdite superiori al 70% del prodotto rispetto all’anno precedente.

L’Assessorato Regionale all’Agricoltura, su richiesta di Coldiretti Imperia, è pronto a dichiarare lo stato di calamità naturale. In questi giorni, con la Regione si stanno ultimando le procedure per inviare al Ministero dell’Agricoltura la richiesta dello stato di calamità naturale, dopodiché, se il Governo approverà la richiesta della Regione Liguria, si attiveranno le misure di sostegno alle imprese danneggiate. Tali misure prevedono  la proroga nel pagamento dei contributi INPS e fiscali, intervento – palliativo che non sarà sufficiente a compensare le perdite di produzione. È per questo motivo che, inoltre, chiediamo alla Regione e al Ministero dell’Agricoltura di rivedere l’impostazione degli interventi, al fine di implementare le azioni di sostegno.

Il problema della siccità, problema che ormai affligge gran parte dell’Italia, deve però essere affrontato anche in maniera preventiva.  Nel mese di luglio, come Coldiretti avevamo avanzato una proposta alla Regione fornendo alcune informazioni che abbiamo ritenuto utili per cercare di risolvere il problema dell’approvvigionamento di acque dell’Imperiese (riteniamo che analoghi interventi  possano essere utilizzati anche in altre parti della Regione). Si è analizzato il fatto che ogni giorno vengono “sprecati” circa 15.000 metri cubi  di acque reflue trattate dal depuratore consortile di Imperia,  pompate in mare ad un paio di chilometri dalla costa e ad una profondità di circa quaranta metri. Queste sono acque “pulite” che potrebbero essere meglio utilizzate invece che eliminate, tramite l’irrigazione dell’entroterra o l’utilizzo per lo spegnimento di incendi.
“Invece di disperdere quest’acqua in mare – dice il Presidente Antonio Fasolo –  si potrebbe pomparla nell’entroterra: si tratterebbe di creare una serie di piccoli invasi capaci di conservare l’acqua e di renderla disponibile nei momenti di maggior bisogno”.

“L’idea potrebbe essere realizzata per gradi – aggiunge il Direttore provinciale Domenico Pautasso – La prima tappa potrebbe essere quella di invertire la direzione di pompaggio. Praticamente con la stessa spesa, le pompe che oggi spingono le acque reflue in mare potrebbero mandarle a monte, ed utilizzarle ad uso irriguo per il verde urbano e per le coltivazioni in bassa quota. Il secondo step alzerebbe la quota, ed il terzo raggiungerebbe le località prescelte per la realizzazione dei piccoli invasi. Inoltre il surplus potrebbe essere disperso lungo il greto dell’Impero, rialimentando i pozzi di captazione dell’ acquedotto civico. E’ già acqua pulita, ma in ogni caso gli esperti ci confermano che sono sufficienti 20/30 metri di materasso alluvionale per “filtrare” l’acqua e renderla potabile. In questo modo si manterrebbe al suo livello massimo la diga nel subalveo realizzata a Barcheto quasi cinquant’anni fa, garantendo una riserva idrica capace di affrontare anche un’eventuale crisi causata dall’interruzione dell’acquedotto del Roja.

Infine per cercare di limitare anche l’acqua che va persa a causa della dispersione degli acquedotti civici (perdite da acqua immessa ed acqua erogata alle utenze, che solo per il Comune di Imperia, secondo dati ISTAT, rappresenta il 38%) si suggerisce il ripristino e la manutenzione di tutte le reti idriche e degli acquedotti in modo da ridurre al minimo gli sprechi”.