Il nostro cuore lavora in silenzio e pompa sangue in tutto il corpo rifornendolo di
ossigeno. Egli stesso per funzionare ne ha bisogno in grandi quantità. A portare sangue
ossigenato al miocardio, il tessuto muscolare del cuore, sono le arterie coronarie, che
originano dall’aorta. Se questi vasi si restringono oppure ostruiscono a causa della
formazione di placche, l’apporto può risultare inadeguato e condurre a infarto
miocardico. Per scongiurarlo, è importante innanzitutto correggere le abitudini sbagliate
che concorrono a generare il problema, come cattiva alimentazione, fumo, sedentarietà e
abuso di alcol. Stili di vita scorretti, infatti, sono in gran parte responsabili dell’insorgenza
delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte e di invalidità a
lungo termine.
Oltre che intervenire sui comportamenti errati, però, è fondamentale sottoporsi
tempestivamente a interventi in grado di ridurre al minimo il rischio di infarto:
come un’angioplastica coronarica, che permette di mantenere l’arteria adeguatamente
dilatata, o un bypass, che crea una “strada alternativa” attraverso cui il sangue
ossigenato può arrivare al miocardio.
La scelta del giusto ospedale, in queste eventualità, può rivelarsi determinante,
così come nei casi di infarto e di aneurisma dell’aorta addominale non rotto (una
dilatazione eccessiva dell’aorta che comporta il rischio di rottura): da un’indagine di Dove
e Come Mi Curo (portale di public reporting delle strutture sanitarie italiane),
infatti, è emerso che solo 1 ospedale su 2 in Italia rispetta gli standard ministeriali
per quanto riguarda i volumi di ricoveri per infarto al miocardio (100 casi l’anno) e di
interventi di angioplastica coronarica (250 casi l’anno). E solamente 1 su 4 per ciò che
concerne il numero di interventi di bypass aortocoronarico (200 casi l’anno) e di
aneurisma dell’aorta addominale non rotto (60 casi l’anno). (Fonti Programma Nazionale
Esiti (PNE) 2016).
“Il volume di attività è un fattore fondamentale per capire la bontà di una struttura
perché, secondo quanto dimostra un’ampia letteratura scientifica, un alto numero di
interventi ha un impatto positivo sull’efficacia delle cure”, spiega il comitato scientifico del
portale (composto da Carlo Favaretti, Alessandro Solipaca, Elena Azzolini e Silvio
Capizzi).
“In questo contesto, strumenti come il PNE (programma gestito dall’Agenzia Nazionale per
i Servizi Sanitari Regionali per conto del Ministero della Salute) e Dove e Come Mi Curo
svolgono un ruolo chiave nell’indurre, da un lato, le Regioni a orientare la propria
programmazione sanitaria accentrando i casi negli ospedali in cui gli esiti si sono
dimostrati scientificamente migliori in funzione del volume di attività e, dall’altro, i pazienti
a scegliere più̀ consapevolmente l’ospedale nel quale farsi operare”.
Come confrontare le performance delle strutture?
Basta andare all’indirizzo http://www.doveecomemicuro.it/, inserire nel “cerca” la
parola chiave prescelta (ad esempio “cuore”) e selezionare la voce che interessa (ad
esempio “cuore – angioplastica coronarica con PTCA”): in cima alla pagina dei
risultati compariranno i centri più performanti per questo tipo di intervento. Il semaforo
verde indica il rispetto della soglia ministeriale mentre una barra di scorrimento mostra
il posizionamento delle singole strutture nel panorama nazionale. La valutazione viene
fatta considerando indicatori istituzionali di qualità come, appunto, i volumi di attività
(dati validati e diffusi dal PNE – Programma Nazionale Esiti gestito dall’Agenas per conto
del Ministero della Salute).
CLASSIFICHE DELLA REGIONE PIEMONTE
1) Infarto miocardico
È un grave danno al tessuto muscolare del cuore (miocardio) causato da una diminuzione
improvvisa dell’afflusso di sangue e di ossigeno. Se nelle fasi iniziali di un IMA (infarto
miocardico acuto) viene effettuata la PTCA (angioplastica coronarica) il rischio di morte a
breve termine del paziente è minore.
Le strutture che effettuano un maggior numero di ricoveri sono:
– Ospedale Civile Santi Antonio e Biagio, Alessandria (n° ricoveri 708)
– Ospedale degli Infermi, Rivoli (n° ricoveri 696)
– Ospedale Maria Vittoria, Torino (n° ricoveri 650)
– Ospedale San G. Bosco, Torino (n° ricoveri 580)
– Ospedale Maggiore Carità, Novara (n° ricoveri 546)
– Presidio Ospedaliero Molinette, Torino (n° ricoveri 507)
– Stabilimento Ospedaliero di Ciriè, Ciriè (n° ricoveri 493)
– Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo (n° ricoveri 469)
– Presidio Ospedaliero C. Massaia, Asti (n° ricoveri 438)
– Presidio Ospedaliero Sant’Andrea, Vercelli (n° ricoveri 427)
– Ospedale Mauriziano Umberto I, Torino (n° ricoveri 411)
– Nuovo Ospedale degli Infermi, Ponderano (n° ricoveri 346)
– Ospedale Civile E. Agnelli, Pinerolo (n° ricoveri 302)
– Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (n° ricoveri 286)
– Istituto SS. Trinità Borgomanero, Borgomanero (n° ricoveri 281)
– Ospedale Santa Croce, Moncalieri (n° ricoveri 276)
– Ospedale SS. Annunziata di Savigliano, Savigliano (n° ricoveri 275)
– Ospedale San Giacomo, Novi Ligure (n° ricoveri 264)
– Ospedale Civile di Ivrea, Ivrea (n° ricoveri 241)
– Ospedale San Biagio, Domodossola (n° ricoveri 227)
Il 49% delle strutture piemontesi rispetta lo standard dettato dai riferimenti istituzionali
per quanto riguarda i volumi (almeno 100 l’anno, soglia minima rispettata dal 51% delle
strutture in Italia).
Una nota di merito va all’Ospedale San G. Bosco, al Presidio Ospedaliero Molinette, al
Presidio Ospedaliero C. Massaia e all’Ospedale Santa Croce che rispettano anche le
percentuali di mortalità (che devono mantenersi inferiori all’8%) e le percentuali di trattati
con PTCA entro 48 ore dal ricovero (almeno il 45%).
Inoltre, all’Ospedale degli Infermi, all’Ospedale Maria Vittoria, all’Ospedale Maggiore
Carità, all’Ospedale Mauriziano Umberto I e al Nuovo Ospedale degli Infermi che
rispettano i valori di riferimento per quanto riguarda le percentuali di PTCA. E ancora, al
Presidio Ospedaliero Sant’Andrea che rispetta quelli di mortalità.
2) Bypass aortocoronarico
È un intervento che ha lo scopo di far superare al sangue le ostruzioni o i restringimenti
(stenosi) dei vasi sanguigni che lo portano al cuore.
Non ci sono strutture che rispettano i valori di riferimento riguardo il volume di interventi.
Le strutture che, pur non raggiungendo il valore di riferimento, effettuano un numero di
interventi maggiore sono:
– Ospedale Maggiore Carità, Novara (n° interventi 143)
– Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo (n° interventi 131)
Il 94,9% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione.
Il 5,1% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni.
L’ 11,1% di interventi eseguiti su non residenti.
Lo 0% delle strutture piemontesi rispetta lo standard dettato dai riferimenti istituzionali
(200 casi l’anno, soglia minima rispettata dal 24% delle strutture in Italia).
3) Aneurisma dell’aorta addominale non rotto
È una dilatazione dell’aorta nella sua porzione addominale. Poiché il rischio di rottura
aumenta proporzionalmente alle dimensioni ed alla velocità di crescita, attualmente
l’indicazione al trattamento chirurgico si ha in presenza di aneurismi di diametro ≥5,5 cm o
con rapido accrescimento (>1.0 cm per anno) o, ancora, con aspetti morfologici che
segnalano un elevato rischio di rottura. Il trattamento è sempre indicato qualora
l’aneurisma dia sintomi quali dolore addominale e lombare, segni di compressione delle
strutture circostanti, ecc.
Le strutture che effettuano un maggior numero di interventi sono:
– Presidio Ospedaliero Molinette, Torino (n° interventi 206)
– Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo (n° interventi 104)
– Ospedale Mauriziano Umberto I, Torino (n° interventi 90)
– Ospedale Maggiore Carità, Novara (n° interventi 69)
– Ospedale San G. Bosco, Torino (n° interventi 63)
Una nota di merito va all’Ospedale Santa Croce e Carle, all’Ospedale Mauriziano Umberto I
e all’Ospedale San G. Bosco che rispettano i valori di riferimento anche per quanto
riguarda le percentuali di mortalità (che devono mantenersi inferiori all’1%).
Il 93% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione.
Il 7% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni.
Il 3,5% di interventi eseguiti su non residenti.
Il 42% delle strutture piemontesi rispetta lo standard dettato dai riferimenti istituzionali
(almeno 60 casi l’anno, soglia minima rispettata dal 24% delle strutture in Italia).
4) Angioplastica coronarica con PTCA
È la tecnica che permette di dilatare il tratto di arteria coronaria occluso o
significativamente ristretto in modo da consentire nuovamente il normale afflusso di
sangue al cuore. Può essere usata per far regredire i sintomi di una coronaropatia, ad
esempio l’angina (dolore al torace) e i problemi respiratori o per limitare i danni al muscolo
cardiaco provocati da un infarto miocardico acuto (IMA).
Le strutture che effettuano un maggior numero di ricoveri sono:
– Ospedale Maggiore Carità, Novara (n° interventi 1151)
– Ospedale degli Infermi, Rivoli (n° interventi 943)
– Presidio Ospedaliero Molinette, Torino (n° interventi 921)
– Ospedale San G. Bosco, Torino (n° interventi 888)
– Ospedale Civile Santi Antonio e Biagio, Alessandria (n° interventi 883)
– Ospedale Mauriziano Umberto I, Torino (n° interventi 798)
– Ospedale Maria Vittoria, Torino (n° interventi 665)
– Stabilimento Ospedaliero di Ciriè, Ciriè (n° interventi 609)
– Presidio Ospedaliero C. Massaia, Asti (n° interventi 469)
– Maria Pia Hospital – Gruppo Villa Maria, Torino (n° interventi 438)
– Ospedale Santa Croce, Moncalieri (n° interventi 429)
– Presidio Ospedaliero Sant’Andrea, Vercelli (n° interventi 428)
– Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (n° interventi 410)
– Humanitas Clinica Cellini, Torino (n° interventi 406)
– Nuovo Ospedale degli Infermi, Ponderano (n° interventi 400)
– Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo (n° interventi 368)
– Ospedale SS. Annunziata di Savigliano, Savigliano (n° interventi 367)
– Ospedale San Biagio, Domodossola (n° interventi 317)
Il 95,5% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione.
Il 4,5% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni.
Il 4,5% di interventi eseguiti su non residenti.
Il 73% delle strutture piemontesi rispetta lo standard dettato dai riferimenti istituzionali
(almeno 250 casi l’anno, soglia minima rispettata dal 57% delle strutture in Italia).
Ufficio Stampa – Dove e Come Mi Curo
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