Dal medioevo ad oggi, in mezzo ad uno scenario paesaggistico che “obbliga” a mettersi in cammino, crocevia di passaggi obbligati tra le città di diverse Regioni, Bobbio invita sempre a fermarsi. Per popolarla o visitarla, ha sempre un motivo che attira le persone. Non a caso è nell’elenco degli oltre duecento Borghi più belli d’Italia.

Avendo conservato diverse testimonianze della sua storia si è prestato diverse volte ad ospitare le riprese di alcuni film. Ne sa qualcosa, infatti, Marco Bellocchio, il più illustre dei suoi cittadini, e regista italiano tra i più affermati, che poco più di un secolo fa girò qui il primo dei suoi lungometraggi, “I pugni in tasca”. Un contesto scenografico affascinante che lo ha visto ritornare altre volte a dirigere le telecamere, tra cui l’ultima nel 2015 per le scene di “Sangue del mio sangue”, che poi gareggiò pure a Venezia.

IL PONTE GOBBO E IL CASTELLO

Innegabile nasce quindi la curiosità di scoprire quali siano le caratteristiche che rendono appetibile Bobbio, oltre al legame affettivo di chi la conosce da sempre. Sicuramente il Chiostro di San Francesco, ambiente di diverse scene negli anni, ma soprattutto il simbolo del paese, il Ponte Gobbo, l’attrazione più suggestiva per i visitatori.

Si tratta di una costruzione unica nel suo genere, in cui si contano undici arcate asimmetriche che seguono però una linea sinuosa. Una di quelle strutture che inevitabilmente ti fanno tornare indietro nel tempo con la fantasia.

Un salto nel passato che il Ponte lancia verso le vie del borgo, attraverso il quale ci si perde piacevolmente, percorrendo la Strada del Castellaro. Una via detta così perché parte dalla sommità della collina, dove appunto si ammira il castello trecentesco Malaspina-Dal Verme, testimone di tutte le trasformazioni del territorio, che possiede tracce di affreschi medievali, e da cui si gode un’affascinante visione delle abitazioni e stradine dell’antico centro in basso.
Stradine che accolgono alla fine della Strada del Castellaro e che immettono tra le Contrade che portano nella piazza del Duomo, centro anche della vita odierna di Bobbio.

SAN COLOMBANO E L’ABBAZIA

Ma la vita odierna è memore di ciò che fu nei secoli passati questo piccolo gioiello, nel periodo legato al suo personaggio più importante, San Colombano, che nel VI secolo dall’Irlanda, passando per mezza Europa, arrivo da queste parti per fondare un’abbazia sul Trebbia, basata sulla rigida regola che prevedeva preghiere, penitenze e lavoro.

Da quel momento Bobbio divenne non solo un centro spirituale, ma anche un territorio fertile per scambi economici e studi culturali, grazie anche alla biblioteca che raccolse fino a 700 volumi nel X secolo.
Una ricchezza che si riscontra recandosi proprio nell’antica abbazia e nel suo Museo, che ancora conserva alcuni resti di quella originale, dopo le modifiche apportate dai benedettini: lo scriptorium, il chiostro, le cantine, il refettorio del monastero. Un Museo, tra l’altro, che fa il paio con quello della città.

UN TERRITORIO PER IL TREKKING

Ma la bellezza di Bobbio, come si diceva, non è racchiusa solo nella sua affascinante figura medievale, ma anche nei dintorni, nelle strade e i boschi che la avvolgono.
E’ una sorta di “paradiso” per gli amanti del trekking, infatti, che possono scegliere tra innumerevoli percorsi, tra cui uno degli ultimi, chiamato la Via degli Abati.
Un itinerario che parte da Pavia e giunge a Bobbio, per continuare poi verso Pontremoli, paesino della Lunigiana. Mulattiere e sentieri che toccano diverse province e che si snoda per 190 km. Il suo nome deriva dai cammini che facevano i monaci di San Colombano per andare dal Papa a Roma, o nella capitale del regno longobardo, Pavia.

Del resto, un borgo che possiede uno dei Ponti più suggestivi d’Europa non poteva che essere il crocevia di diversi cammini che uniscono regioni, paesi e soprattutto persone diverse.

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Alessandro Tavilla