Il violino è l’interprete assoluto del concerto di questa settimana, proposto dall’Orchestra Sinfonica sanremese. La direzione è del Maestro Roberto Beltran-Zavalà, che si avvarrà del violinista solista Mario Hossen. Il programma prevede:

– Tribal atmospheres di M. Folli

– Concerto n° 1 in Re maggiore Op. 6 per Violino ed Orchestra (1817) di Niccolò Paganini (1782/1840)

– Sinfonia n° 41 in Do maggiore K.551 “Jupiter” (1788) di W. A. Mozart (1743/1791)

 

Ampiamente considerato come un musicista stimolante, emozionante e potente, il Direttore messicano/olandese Beltrán-Zavala sta rapidamente guadagnando una reputazione internazionale per i suoi impressionanti ed elettrizzanti spettacoli di repertorio tardo romantico e del XX secolo nei Paesi Bassi, in Belgio, Germania, Malta, Romania, Polonia, Svizzera e Messico. Ricopre la carica di Direttore Artistico della Rotterdam Orchestra, considerata dai media specializzati come una delle migliori orchestre da camera in Europa, con la quale si esibisce regolarmente in importanti sale da concerto europee ed è stato recentemente nominato Direttore Principale della EKOM Ensemble, formazione di musica contemporanea con sede in Olanda.
Hossen, che vive a Vienna ma è di origine bulgara, ha ricevuto la sua formazione musicale in Austria ed ha debuttato all’età di 8 anni. Laureato all’Accademia di Musica di Vienna con il massimo dei voti, ha ottenuto il Diploma ed il Premio del Ministero della Cultura austriaco per meriti artistici eccezionali ed il suo insegnante è stato Michael Frischenschlager, conosciuto in Polonia come Giudice al Concorso Internazionale di Violino “H. Wieniawski” di Poznan. Ha collaborato con orchestre quali Royal Philharmonic Orchestra, Angielski Chamber Orchestra e Wiener Kammerorchester. Si è esibito alla Carnegie Hall di New York ed alla Konzerthaus di Vienna oltre che nelle più importanti sale di Italia, Spagna, Turchia, Albania, Messico, Ungheria, Russia, Cina e Giappone ed ha ricevuto numerosi premi prestigiosi e riconoscimenti. E’ Direttore Artistico di Les Orpheistes Festival Orchestra Vienna, Direttore della Accademia Internazionale di Musica Orfeo e Professore alla Nuova Università Bulgara di Sofia. Si esibisce con un “Guadagnini” del 1749 di proprietà della Österreichische Nationalbank.

 

 
Dei 6 concerti per violino di Paganini giunti fino a noi, solo i primi 2 sono completi dell’orchestrazione originale. Il Concerto n. 1 fu composto nel 1815/16, ma pubblicato postumo nel 1851. Fin dalle prime note si avverte l’affinità stilistica con Gioacchino Rossini, suo amico ed estimatore. L’impronta è “operistica”: i temi sono lirici, la strumentazione brillante, si passa da momenti drammatici ad episodi distesi, il virtuosismo è acceso. In particolare il secondo movimento (noto come “aria di prigione”) pare sia stato ispirato al breve periodo di prigionia vissuto dal musicista a Parma. Il movimento è concepito come una scena ed aria di un melodramma, in cui la voce umana è sostituita dal violino. Nel terzo movimento il violino mostra finalmente l’altra faccia, quella demoniaca e sfrontata: impegnandosi a dar sfogo alle più iperboliche combinazioni di guizzanti colpi d’arco, di difficilissimi passaggi in armonici doppi, di scale ed arpeggi d’ogni genere, fino ad arrivare a registri impervi e acutissimi.

 

La n° 41 “Jupiter” è l’ultima Sinfonia di Mozart. Composta a Vienna nel 1788, probabilmente non fu eseguita prima della morte del musicista. La stranezza è che non vi è traccia di essa nelle sue lettere che, di solito, chiarivano quali fossero i committenti. Siccome Mozart non scriveva per capriccio personale opere di così grande impegno, restano i dubbi sui motivi della stesura di questa e delle due precedenti sinfonie. S’ipotizza fossero destinate a qualche accademia viennese, oppure (ipotesi più suggestiva) concepite in vista di una serie di concerti a Londra, dove il compositore era stato da bambino e dove Haydn stava ottenendo grande successo. Pare che sia stato Peter Salomon, l’impresario che convinse Haydn a trasferirsi a Londra, a suggerire il titolo “Jupiter” per la sinfonia n° 41. Una delle possibili motivazioni “profonde” che lo indussero a scrivere le sue ultime tre sinfonie fu l’interesse per quelle parigine di Franz Joseph Haydn, del 1787: il genere sinfonico stava raggiungendo il suo culmine ed il compositore austriaco emulò (e forse superò) il modello haydniano.