Io abito in un paese nelle Marche che si chiama Porto Sant’Elpidio.

A 100 metri esatti dal mare.

A 60 km circa dall’epicentro della scossa tellurica più forte degli ultimi 40 anni in Italia.

Dicono che i terremoti, nei luoghi in prossimità del mare smussino di tanto la loro energia, anche se, giusto per restare a due passi da dove vivo, nel 1972 un terremoto in Ancona, città sul mare, distrusse tutto…

Ieri mattina la mia casa ha subito una scossa spaventosa.

Gli sportelli degli armadi si sono spalancati, in giardino sul dondolo sembravano esserci fantasmi a ondularsi.

Il pavimento della mia casa era un surf.

Le urla di mia moglie, della mia bimba, dei vicini, quei 40, 50 secondi che non smettevano più di contarsi.

Ecco, vado subito al punto, per riuscire a vivere in una zona soggetta a terremoto ho imparato in questi anni che bisogna solo illudersi delle proprie convinzioni, errate, ma non importa.

Ti assicuro che anche “al mare” i terremoti si sentono…

Non abbiamo avuto distruzioni, ma qualcosa ieri è crollato nella nostre convinzioni.

Eppure, nel camping Holiday attiguo alla mia casa, ieri sono arrivati oltre 400 sfollati.

Uno di questi, si chiama Franco, vive ad Ussita, una cittadina splendida – dove ho passato le mie estate d’infanzia – e che ora non c’è più.

Non c’è più.

Franco mi ha detto ieri che la sua vita è distrutta, ha perso la sua casa e l’attività commerciale.

Però è vivo e qua si sente al sicuro.

Ovviamente, nella mia mente, quando lo ascoltavo, avevo una opinione diversa.

Avrei voluti dirgli che anche qua, Franco, NON siamo al sicuro.

Ma come avrei potuto dirglielo?

Sono le convinzioni errate che ci aiutano a sopportare ciò che non possiamo controllare.

E allora ho rassicurato Franco che qua non crollerà nulla, perché il mare, tranne che non inneschi un maremoto, è nostro amico.

Dopo aver salutato Franco, è arrivata la notte e sono tornato a casa con la mia famiglia.

Ho lasciato le tapparelle aperte per velocizzare l’evacuazione in caso di scossa.

Ho liberato le vie d’uscita da eventuali ostacoli.

Siamo in attesa della doppietta, prevista da Giampaolo Giuliani, uno studioso che non lo ascolta nessuno ma che aveva previsto l’Aquila e la scossa di 2 gg fa.

Ho così dato un bacio alla bimba e mia moglie che hanno dormito in una camera vicino alla mia.

Mi sono poi sdraiato a letto a guardare il soffitto, senza nemmeno lontanamente avvicinarmi a qualcosa che assomigliasse al sonno.

I pensieri riverberavano nella mia testa come spermatozoi impazziti, provvidi di conclusioni inconcludenti.

Ciononostante una consapevolezza è affiorata nitida più che mai, mentre ogni tanto durante la notte si percepivano scosse non fortissime, ma continue e di varia entità.

Viviamo tutti dentro una bolla di sapone, fatta di distorsioni, manipolazioni e di rimbecillimento collettivo.

Capire come stanno veramente le cose a volte è banale, ma il percorso che dobbiamo seguire per raggiungere questa verità, è così condizionato, che andiamo sempre a finire in uno spazio grigio, in cui non vediamo né la luce né il buio.

A parte queste menate psicotiche, stamane, con due occhiaie da panda, esco a fare due passi, dopo essermi assicurato che mia moglie e la bimba fossero uscite da casa.

Vado al bar Paradise, di fronte all’Holiday, e incontro di nuovo Franco.

Gli stringo la mano e gli dico se posso offrirgli la colazione.

Lui accetta e poi gli chiedo se ha dormito bene.

Lui mi guarda e – bestemmiando – mi dice che ha capito che anche qua non è al sicuro, perché ha sentito le scosse per tutta la notte.

E’ disperato.

Non sa cosa fare per ricominciare.

Vorrebbe tornare a casa a riprendere le sue cose, ma ciò non è possibile…

Purtroppo questa è la disperazione comune di ogni terremoto…

Col tempo andrà a scemare, sperando che non ci sia distruzione più grande di quanto già avvenuto.

Il ricordo di paesi meravigliosi, vere e proprie perle appenniniche che non ci sono più.

Amtarice, Arquata, Castelsant’Angelo, Norcia, Visso, Ussita ecc..

Non ci sono più.

Visitarle era una esperienza indimenticabile.

Avresti incontrato persone di un’accoglienza e umanità uniche.

Una gastronomia favolosa, dei paesaggi incantevoli, un patrimonio artistico non così noto come in altre città, ma assolutamente di primo rilievo.

Oltre alle vite umane, abbiamo perso tutto questo, per sempre.

E questo pensiero che vorrei che facessi.

E, dimenticando le bestemmie di Franco, magari una preghiera per queste anime colpite non farebbe male.

Sarebbe poi fantastico, tu che sai scrivere, se scrivessi un post sui social network in ricordo di questi posti incantevoli che non ci sono più.

Ho salutato da poco Franco e, dopo aver scritto questa email di getto, mi sto apprestando ad andare a pranzo.

Vedo così il profilo del corpo di mia moglie.

Con la sua pancia che cresce di settimana e in settimana e quel maschietto che lì dentro sbraita e non vede l’ora di venire tra noi, in questo mondo così complicato… in questa vita così magnifica.

Ecco, ti ho lasciato anche questa mia novità personale, auspicandomi che sia un messaggio di speranza positiva.

Colgo l’occasione per augurarti una bellissima settimana.

Un abbraccio

Emanuele Properzi – ScrittoreVincente.com