Se non è un’aggressione poco ci manca, perché la privazione della libertà, anche momentanea, subita da una tortonese è qualcosa di talmente grave che non può passare sotto silenzio, anche perché non è la prima volta che accadono fatti del genere.

Ci riferiamo a quanto accaduto giovedì 14 gennaio davanti ad un supermercato in via Carducci, dove secondo il racconto del marito della diretta interessata, pubblici su Facebook mette in evidenza l’ennesimo episodio che vede al protagonista uno straniero nei confronti di una tortonese con i carabinieri che non riescono a fermare l’uomo.

“Si é trattato di un episodio non solo fastidioso – dice il marito della tortonese – ma sufficientemente grave da non poter essere sottovalutato. Sono le 15,20, e mia moglie esce da un supermercato nella centrale Via Carducci, e le si para davanti non il solito extracomunitario accattone, ma un novizio della zona che inizia a chiedere insistentemente soldi e di fronte al rifiuto, blocca la malcapitata che cerca disperatamente di sfuggire alle “attenzioni”. Mia moglie riesce a passare oltre ma l’extracomunitario invece di lasciarla andare per la sua strada prosegue la sua azione e la insegue. Soltanto dopo l’intervento di uno dei cassieri del supermercato, lo straniero scappa.”

La donna visibilmente preoccupata per l’accaduto avvisa il marito e chiama i carabinieri ma non succede nulla.

Dopo circa un’ora lo straniero torna a chiedere l’elemosina davanti al supermercato.

“E’ stata in quell’occasione – prosegue il marito – che l’ho rivisto – e chiamo nuovamente i carabinieri ma appena lui vede la gazzella scappa con i carabinieri che si mettono al suo inseguimento a pedi e con altre auto.”

L’uomo non ha notizie ulteriori e nemmeno noi.

“Credo che sia un clandestino – aggiunge il marito – perché se non avesse avuto qualcosa da nascondere sarebbe stato lì a farsi controllare. Quindi ha sicuramente le carte in regola per essere rispedito al mittente.
A mio giudizio questi personaggi sono talmente sicuri di non avere pene certe, che non si pongono più limiti. È questa l’integrazione? Questo è solo l’inizio della nostra fine, della nostra libertà, perché di libertà non si può più parlare. Non siamo liberi di uscire, di lavorare, di parlare, di vivere.”

15 gennaio 2015