Questa è una sentenza di circa due secoli fa. Come si vede per un semplice furto non ci si poneva grossi poblemi a comminare la pena di morte.
Morte che comunque non era affatto piacevole. Il colpevole prima veniva torturato perchè rivelasse i nomi di eventuali complici poi messo a morte con il supplizio della ruota che prevedeva che gli venissero spezzati gli arti e, sistemato il suo copro su una ruota che veniva innalzata, lì lasciato a morire. Sopraggiunta la morte il corpo era squartato in quattro pezzi che venivano collocati alle quattro porte della città insieme con un cartello che spiegava chi era il reo e che delitti avesse commesso. Erano tempi crudeli e alquanto truculenti.
A Roma c’era l’usanza di portare i bambini a vedere le esecuzioni ed ad un certo momento i genitori assestavano loro degli schiaffoni piuttosto robusti in modo che collegassero nella mente il dolore delle botte e la scena orribile (due cose che definire spiacevoli è dire poco) e se ne ricordassero per un bel pò in modo da evitare di comportarsi male poi da adulti.

Massimo Galluzzi 



31 maggio 2015

sentenza c'era una volta