Pietro Morando, battezzato col nome di Pierino Stefano,  nasce il 5 giugno del 1889 nel rione Orti un angolo di Alessandria, la sua città incontrata negli scorci in tantissimi dipinti: da via Urbano Rattazzi del 1958 a Organetto sotto le prigioni datato 1960. È il pittore degli umili, dei lavoratori, dei viandanti, dei cantastorie amico di artisti del livello di Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Carlo Carrà ed altri

Un'opera di Pietro Morando

Un’opera di Pietro Morando

Le figure di Pietro Morando sono lo spaccato della quotidianità del suo tempo: da una parte raffigura soggetti tozzi, deformati dalla fatica, dagli stenti, dal duro lavoro dei campi, ben configurati ne L’erpice del 1948; dall’altra  individui esili, sottili scavati dagli stenti, come s’intravede ne Cantastorie datato 1958, laddove gli stessi strumenti sono ridotti all’essenziale, tali da parer sopportare anch’essi le privazioni dei loro suonatori.

I titoli riportati delle opere morandiane non sono scelti a caso, sono piuttosto il sostrato dello stile di Pietro, legato alle persone, in particolare della sua città, dei suoi abitanti più umili, abituati a condividere sofferenze fisiche accompagnate dalla fame, dalla sete.

Ogni tratto è la realtà del suo tempo, colta nell’essenzialità del mondo spicciolo, quotidiano vissuto fra operai, contadini, viandanti: insomma dalla moltitudine degli esseri umani.

Il piccolo Pietro, terminate le scuole elementari, aiuta il padre nei campi al tempo della semina o del raccolto; impasta calce, posa mattoni, porta secchi al genitore nei periodi dell’anno in cui la campagna tace silenziosa, pur rendendosi produttiva.

Il giovane s’appassiona alla lettura, legge libri forse troppo impegnativi per la sua età scritti da Anton Čechov, Émile Zola, Fëdor Dostoevskij; frequenta contemporaneamente le scuole serali con il Maestro Ettore Filippelli, tuttavia rimane incantato dalle opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo dove incontra lo sprono per dedicare la sua lunga esistenza alla pittura.

Il disegno è la sua forza. Nulla lo ferma! Nonostante i pochi mezzi a disposizione, nel tempo limitatissimo, segue i corsi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

Viaggia da Alessandria verso Roma con il solo aiuto delle sue gambe per conoscere il  mondo dell’arte, quella migliore, proprio su questa getta le basi della sua profonda percezione di pittore.

La sua capacità non sfugge ad un altro alessandrino, Angelo Morbelli, grazie al quale ottiene  dalla Provincia di Alessandria una borsa di studio per frequentare l’Accademia di Brera a Milano. Chiamato in guerra combatte sull’Isonzo, a Gorizia, sul Carso dove riscontra un altro tipo di miseria da aggiungere ai suoi capolavori.

Il suo stile spontaneo tratta colori con un suo esclusivo istinto, è stato oggetto di critica, eppure le sue opere hanno lasciato un profondo segno nell’arte figurativa contemporanea.

                                                                           Franco Montaldo 


16 giugno 2014