girardengo - IScorrono le immagini di grandi campioni del passato del ciclismo, di vittorie colte su strade impossibili. Scorrono le immagini di un ciclismo di altri tempi, di un ciclismo cosidetto eroico. Scorrono nella sala del Museo dei Campionissimi.

Fuori molta gente aspetta, sotto la pioggia battente, il passaggio della Milano-Sanremo di ciclismo. Dentro Paolo Bottiroli, giornalista della Rizzoli Corriere della Sera, presenta il suo libro, “Girardengo, il Campionissimo”. Prima di lui viene presentata una squadra di ciclismo amatoriale, la Azimut Cycling Team. Quindi sono Luca Picollo, presidente del Lions di Novi, ed Eligio Bertoli appassionato di storia e di sport locale, ad introdurre l’ospite. L’intervento di Bertoli è particolarmente significativo: ricorda Girardengo che ha ormai vinto tutto quando compare l’astro di Binda.

Un astro che si impone sempre di più, favorito anche da un incidente che tiene Girardengo lontano dalle corse per parecchio tempo. Il ritorno, infelice, di Girardengo, alla prima edizione del campionato del mondo. Girardengo che ormai ritengono tutti finito. La Milano-Sanremo del 1928, Binda favorito, Binda che domina la corsa, il campionissimo di Novi staccato di alcuni minuti. Girardengo che ha un impeto di orgoglio, Girardengo che richiama tutte le sue forze, Girardengo che attua una specie di cronometro e vince la Milano-Sanremo a trentacinque anni di età. Paolo Bottiroli, giornalista e scrittore, vive a Milano da quando studiava all’Università ed ha solo trentatre anni, è nato dalle nostre parti, ha respirato l’aria di Novi e dei suoi campionissimi.

“Alle elementari ho partecipato a dei concorsi ed a delle iniziative riguardanti Girardengo. Mi è venuta la curiosità di saperne di più, di conoscerlo meglio, come ciclista e come uomo. L’importanza di Girardengo è testimoniata dal fatto che il suo nome e le sue imprese sono conosciute in tutta Italia ed ha avuto, fra i suoi ammiratori, anche nomi eccellenti come quello di Indro Montanelli.” Capire Costante Girardengo, il campione, l’uomo.

“Il libro-ha rilevato Paolo Bottiroli-intende abbracciare tre temi fondamentali: il rapporto fra Girardengo e Coppi, fra Girardengo e Cavanna, fra Girardengo e Pollastro. Ed in un certo senso la sfortuna, per Girardengo, di avere avuto, nella stessa disciplina, a distanza solo di qualche anno, un altro Campionissimo, nato nella stessa zona, come Coppi che, in un certo qual modo ne ha offuscato il ricordo, l’immagine.” Molta presa ha avuto fra le gente, per via della canzone di De Gregori e della fiction televisiva, la storia tra Girardengo e Pollastro, il bandito anarchico. “Canzone e fiction molto romanzate-ha affermato Bottiroli-il fatto è che fra i due c’era una differenza di età di nove anni. Questo rende impossibile il fatto che fossero amici da bambini. Certo si conoscevano ma, appunto, si conoscevano soltanto. E Girardengo non tradì mai Pollastro.” Il rapporto con Fausto Coppi:

“Il campionissimo di Castellania era un ragazzo promettente nel ciclismo e Biagio Cavanna avrebbe voluto trattare lui il suo ingaggio. Ma Coppi ammirava moltissimo Girardengo e quando quest’ultimo gli propose di correre per la sua squadra accettò subito, suscitando le ire di Biagio Cavanna. Ma Coppi corse per Girardengo solo per un anno, poi andò con Biagio Cavanna.”

Nel libro il giornalista-scrittore tratteggia in maniera efficace e felice la figura del primo Campionissimo della storia del ciclismo, vengono riportate tutte le sue vittorie, le sue grandi battaglie contro gli altri grandi campioni dell’epoca come Bottecchia, Binda, i fratelli Pellissier. Tratteggia anche Girardengo, la sua vita, il suo amore per il ciclismo anche quando il Campionissimo smette l’attività agonistica, la creazione delle biciclette che da lui presero il nome ed ebbero notevolissimo successo. Paolo Bottiroli fa presente una sola carenza esistente nel suo libro, il Girardengo nell’ambito familiare. E questo punto è stato illustrato al Museo dei Campionissimi dalla nipote Costanza. Tornando al libro Paolo Bottiroli ha affermato che è dedicato soprattutto ai giovani perché imparino dalle qualità che Girardengo ha messo sempre in mostra: la sua costanza, la sua meticolosità nel prepararsi, nel condurre quella che si chiama una vita d’atleta, il suo voler vincere solo in modo pulito. Fuori passano i ciclisti di oggi. I campioni o presunti tali di oggi.

“Cosa farebbe Girardengo nel ciclismo di oggi, con le biciclette e l’organizzazione di oggi? Teniamo presente che Girardengo fu il primo, grande, campione del ciclismo: la Milano-Sanremo nacque nel 1907, il Giro d’Italia due anni dopo. Le biciclette erano molto pesanti, i ciclisti dovevano improvvisarsi meccanici in caso di qualche guasto, in caso di guadi si caricavano le caricavano sulle loro spalle. Io sono convinto che nel ciclismo di oggi Girardengo farebbe grosse cose e molti gli sarebbero dietro. Molti.” Fuori piove. Molta gente. Molti appassionati.Molti curiosi. Un segno dei tempi: ci sono anche membri del Comitato No Tav.

Maurizio Priano


23 marzo 2014