Gianluca Bardone, dipendente dell’Asl provinciale e dirigente del PD Tortonese lancia l’allarme sull’ospedale, sempre più a rischio: “E’ vero .- dice – che è in atto un’ampia risistemazione della divisione di cardiologia che a breve vedrà un netto miglioramento degli spazi offerti a quest’ultimo reparto ed al DEA, ma era vero che anche l’ostetricia era stata da poco tempo rinnovata con importante esborso di denaro, questo però non l’ha salvata. Tra l’altro non si è più saputo nulla dei famosi posti letto di rieducazione funzionale di cui l’ospedale di Tortona doveva beneficiare. Che i cittadini sappiano che la riduzione di posti letto e di reparti nella sanità pubblica piemontese non è giunta al termine e qualcosa ci induce a credere che per Tortona, in modo particolare, le riduzioni delle dotazioni ospedaliere non siano ancora concluse e l’autunno ci dirà.”

Bardone coglie l’occasione per polemizzare con il sindaco Massimo Berutti, accusandolo di aver fatto troppo poco per difendere l’ospedale che dal 1° maggio ha perso il Punto Nascite. “Il nostro sindaco – dice Bardone – ha traccheggiato per mesi sulla questione ospedale senza prendere decisioni in quanto fare le barricate, a suo dire, non è il modo migliore per risolvere i problemi (o forse gli era stato detto di non disturbare il manovratore di Torino). Berutti ha poi avuto un sussulto di orgoglio, dopo che la direzione dell’ASL ha detto esplicitamente davanti alla cittadinanza che il reparto sarebbe stato chiuso, affermando “affitteremo i pullman per andare a protestare a Torino”.

Il 1° maggio è venuto, il reparto è stato spostato, di pullman però non se ne sono visti. Sarà per la crisi del trasporto pubblico. Ben altri risultati hanno avuto le amministrazioni comunali di Ovada ed Acqui che – mobilitando anche la popolazione – sono riusciti ad ottenere slittamenti o rimodulazioni delle riorganizzazioni dei loro ospedali. Allora sorge spontanea una domanda: Berutti vuole veramente difendere il nostro nosocomio o può fare solo una opposizione di facciata?”

Non è tanto la questione della ginecologia, che ormai è stata definita, quanto piuttosto capire che livello di difesa ci sarà quando si verranno a rimettere in gioco altre realtà dei presidi ospedalieri provinciali.

 8 maggio 2013