Rooney Mara

Rooney Mara

Rooney Mara

Rooney Mara

Stavolta ci sbilanciamo: ci sono davvero poche attrici così giovani e così brave come Rooney Mara.

Lo avevamo già detto lo scorso anno quando la 28 enne attrice newyorkese ha dato vita ad una grandissima interpretazione in “Uomini che odiano le donne” e lo ribadiamo adesso dopo aver visto questo “Effetti collaterali” del regista americano Steven Soderberg, un regista mai banale, autore di film molto particolari come Magic Mike, Knockout – Resa dei Conti, Contagion, la trilogia Ocean’s, Solaris, Traffic ed altri.

In questo sui ultimo lavoro, affronta un tema scottante in maniera rocambolesca, ma, più si va avanti nel film, più si susseguono i colpi di scena, uno dopo l’altro fino all’ultima scena.

Proprio alla luce di questi colpi di scena non possiamo che elogiare la grande interpretazione di Rooney Mara, spettacolare nella parte della moglie perfetta, della paranoica, della sonnambula, della malata e in altre parti che non possiamo raccontarvi per non rovinarvi il finale.

effetti 6

Jude Law e Catherine Zeta-jones

Rooney Mara rientra in quel gruppo di giovani attrici americane dotate di grande talento come Jennifer Lawrence, Gemma Arteton, Saorise Ronan, Kristen Stewart e Anne Hataway, tutte di età compresa fra i 20 e i 30 anni che riescono a dare spessore a tutti i film che interpretano ma soprattutto sono in grado di interpretare copioni sempre differenti con personaggi completamente diversi, Rooney Mara insieme a Saorise Ronan forse ancora più delle altre.

Il film è bello, lento al punto giusto con Jude Law e Catherine Zeta-Jones a grandi livelli che usano soprattutto l’espressione più che le parole.

Channing Tatum e Rooney Mara

Channing Tatum e Rooney Mara

Il regista affronta un tema scottante come le malattie mentali, le paranoie e i possibili effetti collaterali derivanti dall’assunzione di farmaci.

I finali possibili erano diversi: Soderberg ne sceglie uno, forse quello meno scontato, ma avrebbe potuto sceglierne altri.

Per una volta siamo d’accordo con molti critici cinematografici: il regista è più interessato a porre le domande che cercare le risposte, per cui come si conclude il film è relativo.

Quello che il regista voleva trasmettere al pubblico lo ha già fatto a tre quarti del film, il resto a quel punto è relativo.

Angelo Bottiroli



 11 maggio 2013