L’assessore al Bilancio Pietro Bianchi è stanco degli attacchi all’operato della Giunta comunale e delle accuse mosse al Comune per la vicenda che riguarda i dipendenti Aspal e ha deciso di “vuotare il sacco” e spiegare una volta per tutte come stanno le cose.

Un momento della Conferenza stampa. Da sinistra Abonante (Pd) Bianchi e Barrera (Lista civica Con Rita Rossa)

Un momento della Conferenza stampa. Da sinistra Abonante (Pd) Bianchi e Barrera (Lista civica Con Rita Rossa)

Lo ha fatto in una conferenza stampa, contornato dai capigruppo dei partiti di maggioranza appositamente presenti, a testimonianza che la maggioranza è compatta e difende l’operato dell’assessore.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha spinto Bianchi a spiegare ai cittadini come stanno veramente le cose è stata l’intrusione di alcuni dipendenti dell’Aspal nella riunione del Consiglio di Amministrazione che hanno chiesto di temporeggiare prima di nominare un liquidatore incaricato di chiudere l’azienda, ma questo, ormai, non è più possibile.

In un articolo a parte spieghiamo le ragioni per cui l’Aspal viene chiusa, qui ci vogliamo soffermare sulla seconda parte della conferenza stampa dove Bianchi non le ha mandate certo a dire e ha spiegato, con dovizia di particolari, quelli che secondo la Giunta comunale sono i veri motivi che hanno portato al dissesto la città di Alessandria, ma soprattutto ha accusato (senza mai farne il nome però) le precedenti Amministrazioni comunali che hanno effettuato assunzioni a raffica nelle Aziende partecipate e una mala gestione che ha portato allo sfascio le stesse aziende e il Comune che ne era il proprietario.

“Siamo qui per difendere la città – ha detto l’assessore Pietro Bianchi – non per difendere scelte passate e dove nel 2010 e 2011 sono stati taroccati bilanci pur sapendo che il Patto di Stabilità  sarebbe stato sforato. Il problema non è la singola Azienda Partecipata come può essere l’Aspal, ma bisogna guardare la situazione cittadina nel suo insieme. Il Comune ha 216 milioni di debiti con i fornitori, con le ditte con tanti piccoli imprenditori che non sono stati pagati ed è questo, soprattutto, che ha portato allo sfascio la città. Molti molti vivevano su questa attività e non essendo pagati hanno dovuto licenziare dipendenti e ridimensionare la loro azienda. Stiamo parlando non solo dei fornitori, ma anche di artigiani, cooperative e lavoratori in genere. Questi debiti non possono cadere nel dimenticatoio e prima o poi dovranno essere pagati.”

Bianchi pone l’accento sulla mala gestione delle Aziende Partecipate istillando il dubbio di assunzioni facili e di un modo di gestire anomalo: “Ho trovato una situazione gravissima – aggiunge – dove i membri dei Consigli di Amministrazione delle varie società non facevano gli amministratori ma eseguivano le direttive del Comune, mentre si tratta di due entità diverse. Abbiamo trovato organici non appropriati: ad esempio all’ATM,  che è un’azienda di trasporti, dove serve soprattutto guidare, ma molti dipendenti in realtà non lo fanno perché supportati da certificati medici, poi all’Aspal dove 22 persone si occupano dei servizi informatici perché abbiamo 78 server, una stampate per ogni computer, mentre altrove la stampa è centralizzata. Oppure l’Amiu che abbiamo già messo in liquidazione, mentre l’Amag è un’azienda che non sta bene. Eppure i privati con l’acqua e il gas fanno soldi a palate. Il problema è che si sono fatti investimenti a lungo termine pagando con introiti a breve temine. E’ come se un individuo  decidesse di comperarsi la casa e invece di fare il mutuo la paga con lo stipendio mensile. Sono tutte scelte che ci dicono che c’è qualcosa che non va.”

 

AMMINISTRATORI DELLE PARTECIPATE INCAPACI

Bianchi si domanda: mala gestione? Totale incapacità? Sprechi di soldi?

“Di certo – conclude – abbiamo trovato dirigenti delle Società Partecipate che di dirigente avevano solo lo stipendio ma non erano capaci di dirigere e preparavano bilanci con una logica autoconservativa e ora siamo in difficoltà. In 25 anni che faccio il commercialista ho sempre appurato che chi falsificava i bilanci alla fine è stato sempre costretto a ricorrere agli strozzini facendo andare in malora l’azienda e finendo in tribunale. Noi abbiamo rimosso molti amministratori delle Aziende Partecipate ma è giunto il momento di fare chiarezza: chi si sente di farlo lo deve dire e chi non se la sente deve tirarsi indietro perché così non si può più andare avanti.”

 6 marzo 2013