Il Questore di Alessandria, Filippo Dispenza, ha disposto la sospensione per tre mesi della licenza di pubblica sicurezza per l’esercizio del commercio di oggetti preziosi di una società con sede a Valenza con diversi negozi di “compro oro” ubicati nella provincia di Alessandria e in particolare a Casale Monferrato, Arquata Scrivia ed Acqui Terme.

Gli oggetti raffigurati sono sequestrati e da accertarne la provenienza.

Il provvedimento è stato illustrato durante una conferenza stampa che si è svolta poco prima di mezzogiorno presso il Commissariato di Pubblica sicurezza di Casale Monferrato alla presenza del comandante Atos Vecchi.

Il provvedimento è stato emanato il 30 ottobre scorso, a seguito di una serie di controlli compiuti dai poliziotti casalesi, nel negozio situato nel centro di questa città e che hanno evidenziato la reiterata violazione dell’obbligo di registrazione delle operazioni giornalmente compiute.

Già il 9 marzo dello scorso anno la Polizia di Stato, nel corso di un controllo amministrativo ha riscontrato irregolarità circa il mancato aggiornamento del registro delle operazioni giornaliere di compravendita di oggetti preziosi e dell’alienazione degli stessi prima dei previsti dieci giorni dalla ricezione. Per tali violazioni erano state comminate al titolare della licenza, un valenzano di 52 anni, le sanzioni pecuniarie per un ammontare complessivo di 600 euro.

Il 24 ottobre di quest’anno, il Commissariato ha reiterato il controllo, durante il quale ha verificato che due anziane donne si erano recate presso l’esercizio posto nel centro di Casale per vendere dell’oro e che, in entrambi i casi, queste ne erano uscite senza che la transazione fosse trascritta nell’apposito registro e che ne fosse loro rilasciata la ricevuta. Una di queste, sentita dagli agenti, ha spiegato che non aveva avuto il coraggio di chiedere lei stessa la ricevuta per non dover esporre i motivi personali del perché era stata costretta a privarsi del proprio oro, preziosi che erano ricordo di famiglia. L’altra venditrice aveva venduto una spilla recante il nome della figlia. Complessivamente il valore delle due operazioni ammonta a circa 500.00 (cinquecento) euro.

I poliziotti hanno quindi proceduto ad un controllo all’interno dell’esercizio constatando che le operazioni di acquisto erano state compiute compilando un foglio nel quale non veniva neppure specificata la quantità e qualità degli oggetti comprati e che dal registro di carico dell’esercizio emergeva che lo stesso non aveva effettuato alcuna operazione da circa due mesi; l’esame degli atti evidenziava che, nel corso dell’anno solare, risultavano registrate poche decine di operazioni.

“Al di la della mera violazione amministrativa – è stato detto in conferenza stampa – la condotta tenuta dell’esercente dell’attività di “compro oro”, induce ad ipotizzare che essa possa avere come scopo quello di consentire l’attribuzione, in un secondo momento, dei preziosi acquisiti a persone diverse da quelle che realmente li hanno consegnati. Ciò crea il pericolo che possano crearsi le condizioni per coprire acquisti di oggetti in oro da soggetti non titolati quali minorenni o che siano privi di documenti d’identità validi. Tra l’altro la gestione scorretta di un’attività delicata come il commercio dei preziosi e in special modo dell’acquisto di oggetti in oro, in un momento di crisi economica, rischia di “approfittarsi” delle categorie più deboli della popolazione, spesso costrette a privarsi dei di oggetti di valore e di ricordi per poter far fronte alle esigenze quotidiane.”

Questa attività di controllo compiuta da tempo dalla Questura di Alessandria ha anche lo scopo di scoraggiare i titolari di licenza di commercio di preziosi non rispettosi delle norme e di tutelare tutti quelli che invece intendono svolgere tale delicata attività a fini esclusivamente imprenditoriali. Di qui, la disposizione del Questore che ha sospeso l’attività.

 3 novembre 2012