Nel 2004 era stato prospettato un elenco di oltre cento cave in cui andare a depositare lo smarino (rocce scavate dalle montagne dell’Appennino) dello scavo Terzo Valico, con volumi che variano da alcune decine di migliaia di metri cubi a un milione.

Secondo gli ambietalisti non si tratta solo di terra e roccia ma anche di altro, perché, mentre è difficile quantificare la parte inquinata da amianto, quella inquinata dagli additivi usati nello scavo viene valutata in circa 3,5 milioni di metri cubi.

Mercoledì 21 novembre la Regione Piemonte presenterà il Nuovo Piano delle località che prevede l’utilizzo di 6 cave ad Alessandria, 4 a Tortona, 4 a Pozzolo Formigaro, 3 a Pontecurone, 3 a Sale 2 a Sezzadio, 2 a Castelnuovo scrivia, oltre ad altre 6 località

 

ALCUNE PRIME CONSIDERAZIONI DEGLI ECOLOGISTI

Riportiamo di seguito un documento degli ambientalisti che criticano aspramente i lavori e la tempistica.

– Per quanto riguarda Tortona, Alessandria, Sale, Pontecurone, Pozzolo si tratta di quantitativi superiori, per ciascun Comune, al milione di metri cubi.

– Se un camion porta, mettiamo, 15 m3 dobbiamo considerare 100.000 viaggi sulle strade e, in alcuni casi, lungo le circonvallazioni di questi Comuni.

– Su queste scelte non è stata affatto coinvolta la popolazione (circa 200.000) persone e pochissimo i Comuni. Silenzio totale e ordine assoluto di non far trapelare le decisioni con conseguente divieto di concedere in visione i progetti. Siamo per lor signori, come sempre, carne da macello!

– Eppure, a quanto proclamato dal governo, i lavori del Terzo Valico sono iniziati già da sei mesi. E solo ora la Regione convoca i Comuni per comunicazioni relative a impatti violentissimi sui loro territori?

– Guarda caso il piano è stato “tempestivamente” preceduto da un decreto interministeriale Passera/Clini che di fatto ha “liberalizzato” le terre da scavo mettendo fuori gioco alcune delle prescrizioni fatte dagli enti locali nel 2004.

– La scelta delle cave lascia perplessi. Ovviamente il recupero di alcune cave va fatto, ma non certo con questo materiale e da parte di speculatori!

La cava “Toio” di Castelnuovo Scrivia è un’area assai bella utilizzata per la pesca sportiva dell’Associazione locale pescatori senza alcun fine di lucro. Era una cava mal gestita dal proprietario, recuperata dal Comune con la fideiussione, piantumata tutt’attorno dai pescatori coordinati da un ambientalista convinto come Gianvittorio Angeleri (detto Toio) ora defunto. Qui si fermano a riposare uccelli in migrazione lungo la Scrivia, vi sono colonie di riparia riparia assai rare, offre sfogo alle acque della Scrivia in piena, fa parte dell’area di salvaguardia che attornia la Riserva naturale regionale di Castelnuovo Scrivia. E vorrebbero buttare nel lago migliaia di metri cubi di smarino e di terre inquinate dagli scavi? Ci dicono che i tecnici hanno valutato per bene

La cava Dossi 2 di Pontecurone che fiancheggia il torrente Curone è stata individuata anni fa dalla Autorità di Bacino del Po come zona sfogo e di espansione per le acque del torrente in piena e ciò per salvare Casei Gerola dalle ricorrenti alluvioni. Ma chi li assume questi tecnici così disinformati?

“La speranza – dice Antonello Brunetti – è che le Amministrazioni comunali comincino ad aprire un po’ gli occhi e che, anziché svendere i propri territori per qualche rotonda compensativa, siano più vicine alle loro popolazioni e ne sentano gli umori che stanno emergendo come dimostrato dal blocco degli espropri di questa estate, dalla serie infinita di assemblee assai partecipate, dalle manifestazioni recenti di Arquata, della Val Lemme e della Val Polcevera, caratterizzate dalla presenza di famiglie e di tanti giovani in un clima di estrema tranquillità, ma anche di determinazione nel difendere la qualità della vita e il territorio che è di tutti.”

 20 novembre 2012