Nuovo intervento della Guardia di Finanza di Tortona che al comando del capitano Michele Brunetti, ha sequestrato una villa di lusso risultata di proprietà dell’imprenditore tortonese Claudio Grassano, 54 anni, arrestato per bancarotta fraudolenta il 14 giugno scorso davanti ad una birreria in via Pellizza da Volpedo, mentre era mentre era rientrato provvisoriamente dalla Svizzera, dove si è trasferito.

La villa, posta sotto sequestro dalle fiamme gialle di Tortona, ha una superficie di circa 300 mq. ed è una bellissima abitazione situata in strada Costa di Vho, all’omonima frazione, a breve distanza dalla villa dei fratelli Gaglianò arrestati anch’essi.

La villa di colore bianco si trova in posizione elevata: domina la collina e gode di uno splendido panorama. Davanti si trova un vasto parco digradante verso la strada con ampia piscina dotata di idromassaggio. Si tratta indubbiamente di un posto incantevole dove la vista spazia verso tutte le colline delle valli Tortonesi.

La villa era in fase di ristrutturazione con finiture di lusso, ma già adesso il valore supera abbondantemente il milione di euro. La villa era nella disponibilità dell’imprenditore e il provvedimento di sequestro, preordinato alla successiva confisca dell’immobile da parte dello Stato, è stato eseguito nei giorni scorsi.

Attualmente Grassano dopo un “soggiorno” presso la casa circondariale “Don Soria” di Alessandria si trova presso il carcere di “Rebibbia” a Roma dove è tuttora detenuto, in quanto il Giudice per le Indagini Preliminari non ha ritenuto fossero venute meno le esigenze cautelari in relazione alla sussistenza del pericolo di fuga  e di reiterazione del reato.

 

L’INDAGINE CHE HA PORTATO IN MANETTE GRASSANO

Il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso nel giugno scorso per bancarotta fraudolenta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma nei confronti di Claudio Grassano rappresenta l’epilogo di complesse indagini condotte nei confronti di una società fallita riconducibile all’arrestato, con sede dichiarata in Roma.

L’attività investigativa delle Fiamme Gialle si è dapprima concentrata sulla gestione contabile e sull’osservanza delle disposizioni fiscali da parte della società, consentendo di accertare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo totale pari a circa 5 milioni di euro. Risultanze queste poi completate sotto l’aspetto amministrativo con la contestazione e la segnalazione all’Agenzia delle Entrate di Roma per il recupero a tassazione di redditi non dichiarati per oltre 35 milioni di euro. A più di 5 milioni di euro ammonta inoltre l’IVA evasa mentre la base imponibile non dichiarata, relativamente all’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, supera i 35 milioni di euro.

Per la ricostruzione della reale operatività societaria, sono state necessarie diverse rogatorie internazionali che hanno coinvolto il Belgio, la Slovenia e la Turchia e sono state eseguite approfondite indagini finanziarie che hanno richiesto l’analisi di tutte le singole operazioni compiute, dal 2006 ad oggi, su 79 conti correnti bancari.

La società aveva eletto la propria sede legale a Roma e disponeva formalmente di due “unità operative” a Milano e a Bruxelles. In realtà in tali luoghi non vi era altro che una mera domiciliazione consistente in una cassetta postale e in un numero telefonico al quale rispondeva un operatore che aveva il solo compito di annotare il contenuto delle eventuali telefonate ricevute e riferirle al vero dominus societario che gestiva il tutto dalla propria abitazione di Tortona. La società, inoltre, disponeva di un proprio sito internet le cui immagini erano state modificate per pubblicizzare un’operatività di gran lunga maggiore a quella realmente accertata. Ciò soprattutto al fine di ottenere rilevanti linee di credito, pari a diversi milioni di euro, dalle banche della zona, le stesse che successivamente hanno richiesto al Tribunale di Roma di dichiararne il fallimento.

Le successive indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma hanno fatto piena luce sui reati fallimentari di bancarotta fraudolenta documentale e distrattiva, quest’ultima relativa alla distrazione di circa 600 mila euro dalle casse societarie.

 2 ottobre 2012