Ma cosa avrebbe fatto l’ex sindaco Piercarlo Fabbio al posto di Rita Rossa per pagare gli stipendi se fosse stato eletto? Glielo abbiamo chiesto e la risposta è stata articolata, ma con una conclusione “ce la saremmo ancora cavata evitando di drammatizzare la situazione”.

“Provo a rispondere alla domanda – ci ha detto Fabbio da noi avvicinato – ma con un limite: da maggio non sono più a capo dell’Amministrazione e molte cose avrebbero potuto essere fatte diversamente. Intanto avrei continuato a resistere sulla dichiarazione di dissesto. Vi erano perizie (Uckmar, Borgonovi) e si erano incaricati alcuni avvocati per un’iniziativa di ricorso al TAR. L’obiettivo era quello di poter guadagnare tempo in attesa che il Ministero dell’Interno preparasse la norma di raccordo tra Titolo V della Costituzione e Decreto Legislativo 267 (testo unico degli Enti Locali), che ha approntato proprio in questi giorni e che il Parlamento potrebbe correggere a nostro favore in fase di conversione con un poco di forzatura. Ma non sarebbe stato necessario uno sforzo enorme per tentare di cambiare la norma, bastava avere un poco più di calma ed evitare di pensare solo agli avversari, avendoli peraltro già sconfitti e dovendo invece aver di fronte la città e la sua necessità di resistere alla crisi.”

 

GLI INTERVENTI SULLE PARTECIPATE

“Nello stesso tempo – aggiunge Fabbio – avrei continuato a dare operatività alla newco AMIU, che avrebbe portato nuove risorse alla partecipata e fatto entrare nelle casse comunali ben 15 milioni di euro. Un vero toccasana per la cassa, ma anche per la competenza, che avrebbe fatto registrare un’ottima performance di soli -2 milioni di euro a fronte dei -7 ereditati nel 2007 per quanto riguarda la spesa corrente. Ciò avrebbe liberato risorse per anticipazioni di cassa più praticabili, visto che oggi si è al top di 24,9 milioni in termini di esposizione con il tesoriere (pratica che la Corte dei Conti ritiene grave irregolarità contabile).”

Sul versante gare Fabbio avrebbe accelerato quella di Aral e quella di Amag: “in grado di fornire al Comune, in tempi brevi – ha aggiunto l’ex primo cittadino – un buon stand di risorse per affrontare le spese d’esercizio. Ovviamente sarebbero occorsi altri sacrifici, come quelli di ridurre ulteriormente la spesa per i dirigenti (già passati nel quinquennio da 19 a 7). Rimaneva ATM, che ha bisogno di una riqualificazione dei partner societari. Probabilmente tramontato l’accordo con ATM Milano per l’avvento di Pisapia, occorreva riaprire il ragionamento con GTT, Torino e la Regione Piemonte. Infine, in condizioni di contabilità ordinaria, non sarebbe stato necessario portare l’IMU al massimo, visto che il gettito che rimane al Comune è oggi di 32 milioni di euro, mentre l’ICI seconda casa era di soli 11 milioni.”

Insomma un modo di interpretare la finanza in maniera definita da alcuni molto “creativa” e completamente opposto a quello invece messo in atto da Rita Rossa che secondo altri ha adottato un sistema molto più concreto.

La situazione che Rita Rossa ha ereditato ha portato allo stato attuale e allo sfascio, anche perché ha stravolto il sistema (giusto o sbagliato che fosse) progettato dall’ex sindaco e quindi, come dice lei stessa, la dichiarazione di dissesto era inevitabile.

E non abbiamo dubbi su questo, proprio perché stravolgere un sistema “creativo” con interventi concreti che cambiano radicalmente l’impianto, ha fatto cadere tutto il castello sui cui era stato costruito il bilancio e il sistema finanziario comunale, che ha dovuto ripartire non solo da zero, ma con un mare di debiti.

Col sistema “creativo” sarebbe stato meglio?

“Per me – conclude Fabbio – ce la saremmo ancora cavata evitando di drammatizzare la situazione e di pesare politicamente troppo sui concittadini. Ma come ben si sa non è andata così. E questo alla fine rimane solo un gioco.”

La controprova, infatti, non è possibile.

Angelo Bottiroli



 18 ottobre 2012