Mai visti tanti giovani in chiesa: chi in silenzio, chi con le lacrime agli occhi, chi con lo sguardo perso nel vuoto, ma uniti tutti dal lungo applauso finale e dal simbolico corteo in moto che ha accompagnato la salma di Teo, fino al cimitero di Tortona. Così gli amici hanno voluto dare l’ultimo saluto a Matteo Mattioli, il giovane di 18 anni deceduto sabato scorso a Momperone a causa di un incidente stradale mentre era in sella alla sua motocicletta.

Il Santuario della Madonna della Guardia è riuscito a contenere a fatica le moltissime persone che si sono riversate in chiesa. Una folla costituita per la stragrande maggioranza da giovani: quelli del liceo “Giuseppe Peano” che Matteo aveva appena finito di frequentare conseguendo la maturità scientifica, ma anche quelli dell’ITIS Marconi e delle altre scuole superiori della zona.

Una folla di persone dove l’età media superava a stento i 20 anni. Matteo era là, nella sua bara bianca, davanti all’altare, al centro della chiesa.

Molto particolari sono state le parole, durante l’omelia, di don Maurizio, parroco di San Michele, che ha officiato la cerimonia funebre e che si è direttamente rivolto al ragazzo.

“In momenti come questo – ha detto don Maurizio – non ci diamo pace, non sappiamo cosa fare. Penso a tua mamma, a tuo papà, che non si daranno pace a lungo, ma resteranno sempre con te; penso ai tuoi compagni di scuola, ai tuoi insegnanti che sono qui davanti a me, profondamente addolorati e ai tuoi amici che ti stanno ancora vicino. Penso a tutte queste persone e percepisco l’immenso dolore che provano. Capire perché accadono certe cose è impossibile, io stesso non riesco a darmi pace. E anche il Vangelo, in casi come questo non aiuta a capire, non mi basta, non è sufficiente. Tutti ci domandiamo se Dio non poteva fare qualcosa per salvarti e per evitarci questo dolore. come lo ha fatto con Lazzaro nel brano che abbiamo appena letto. Io prego Dio di aiutarmi a sperare affinché possiamo continuare ad avere la certezza che un giorno, caro Teo, ci rivedremo. E allora potremo gioire tutti insieme, cantare, danzare e ricordare tutto ciò che abbiamo fatto in questa vita. E’ quesat oggi, l’unica speranza che possiamo avere.”

Parole forti quelle di don Maurizio che quasi stridono con il suo ruolo di sacerdote, ma la vita reale è spesso diversa da quella perfetta ed immaginaria che tutti sogniamo. Don Maurizio questo lo ha capito e ha voluto dirlo, soprattutto ai giovani, in maniera chiara ed inequivocabile.

Fuori dalla chiesa tantissime corone: fiori bianchi per un ragazzo strappato troppo presto alla vita, in un destino raccapricciante e ingiusto: per lui, per i genitori, per tutti coloro che lo amavano.

 3 agosto 2012