Giornata non-stop in provincia di Alessandria dell’assessore regionale alla sanità Paolo Monferino che in mattinata incontra sindaci, politici ed operatori sanitari e nel pomeriggio illustra ai giornalisti il nuovo Piano Sanitario Regionale che dovrebbe prendere il via a partire dal 1° gennaio 2012 anche se la realizzazione sarà graduale e soltanto entro 3-4 anni il Piano entrerà a pieno regime.

Diverse le novità rispetto alle notizie frammentarie giunte finora da Torino. Innanzi tutto la “filosofia” con cui è stato pensato il Piano che segue una logica ben precisa.

“Innanzi tutto – ha detto Monferino – si fa confusione sul Piano di Rientro e cioè i risparmi che siamo stati chiamati ad effettuare e il nuovo Piano sanitario che sono due cose ben distinte. La sanità oggi è ben diversa da quella di 30 anni fa: facciamo cose impensabili rispetto ad allora, ma con macchinari ed equipe mediche molto costose, per cui non è possibile avere tutto in tutti gli ospedali e sotto casa. Noi vogliamo che sul territorio ci siano strutture sanitarie in grado di dare una risposta ai bisogni primari della popolazione che costituiscono oltre l’ 80-90% delle richieste sanitarie poi delle strutture di livello superiore che abbiamo chiamato ospedali-cardine che offrono servizi specializzati, e ospedali di riferimento presso i quali è possibile effettuare interventi molto sofisticati e di altissimo livello. E’ un modello già in atto e richiesto dai cittadini perché se un paziente deve effettuare un delicato intervento chirurgico preferisce recarsi in una grande ospedale dove maggiore è la specializzazione e la capacità dei medici rispetto ad un piccolo ospedale dove i pazienti rischiano molto di più.”

IL PIANO IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA

L'ospedale di Alessandria

L’ospedale di Riferimento (uno dei 6 della Regione) è stato individuato in quello di Alessandria che dovrebbe coordinare tutti gli ospedali delle province di Alessandria ed Asti.

“In provincia di Alessandria – ha detto Monferino – abbiamo individuato tre ospedali cardine di media intensità: quello di Casale Monferrato, l’ospedale unico formato da Tortona e Novi Ligure cioè ubicato in due sedi invece che in un unico edificio e l’ospedale di Acqui Terme che non verrà ridimensionato, ma rimarrà com’è adesso ed anzi non è escluso che venga potenziato. Abbiamo deciso di non modificare la struttura dell’ospedale di Acqui Terme per la sua ubicazione e per la conformazione geografica del territorio: in zone come queste difficili da raggiungere avere un ospedale di media di un ceto livello è importante.”

VALENZA ED OVADA

Gli ospedali di Ovada e Valenza invece diventeranno “ospedali di territorio” e non è detto che in futuro possano essere sostituiti da strutture sanitarie di altro genere, più consone ai bisogni della popolazione.

“Andiamo verso una sanità – ha aggiunto Monferino – dove ci sarà sempre più richiesta di assistenza agli anziani, dove necessitano reparti di Riabilitazione, Lungodegenza, Centri per Alzheimer. Adesso le liste di attesa sono lunghe rispetto ai bisogni della popolazione. Liberando i piccoli ospedali avremo spazio e strutture per andare incontro ai bisogni della popolazione e fornire la giusta sanitaria. Richiesta. Mantenere un piccolo ospedale costa 20 milioni di euro all’anno, con gli stessi soldi preferisco realizzare 4 “Case della salute” e rispondere meglio ai bisogni primari della popolazione.”

Le “Case della salute” secondo l’assessore sarebbero delle strutture sanitarie dove è possibile curare queste ed altre malattie per azzerare le liste di attesa e fornire anche assistenza post operatoria.

I pazienti, secondo l’assessore, devono rimanere meno tempo possibile in ospedale ed effettuare la convalescenza in apposite strutture sanitarie perché costano di meno ed inoltre liberano letti “importanti” per lasciare spazio ad altri malati. Le case della Salute potrebbero servire anche a questo.

IL 118 VERRA’ POTENZIATO

 

L'assessore Paolo Monferino

“La riduzione della ambulanze medicalizzate – ha concluso l’assessore – è solo temporanea e riguarda il piano di rientro, non il Piano sanitario.

Avendo pochi ospedali di riferimento altamente specializzati, oltre a liberare più possibile i letti per consentire un numero più elevato di interventi, si pone il problema di dare una tempestiva risposta a quel 10% di richieste che necessitano di interventi ad alta specializzazione di qui, la necessità di potenziare la rete del “118” che costa 110 milioni di euro all’anno.

Può sembrare molto ma se lo rapportiamo alla spesa regionale sanitaria complessiva che è di ( otto miliardi e mezzo di euro si capisce che non è molto e quindi abbiamo deciso di potenziare tutta la struttura del 118. le ambulanze medicalizzate in Piemonte saliranno dalle attuali 60 a 90.

Procederemo all’acquisto anche di elicotteri ultramoderni che possano volare anche in condizioni di nebbia, con la neve e di notte. Oggi questo non avviene perché non ci sono i mezzi adeguati ma ne acquisteremo con radar e con apposite strumentazioni perché in questo progetto di ristrutturazione sanitaria dove la qualità è più alta negli ospedali di riferimento, diventa troppo importante il servizio di Emergenza.”

SARANNO LE ASL AD INVESTIRE E SCEGLIERE LE PRESTAZIONI

Il nuovo Piano sanitario in vigore da gennaio non prevede più erogazione di denaro alle Aziende sanitarie come l’ ASO di Alessandria. I fondi verranno erogati solo alla ASL. Saranno loro a pagare le Aziende ospedaliere per le prestazioni effettuate.

Monferino ribadisce che saranno le Asl a scegliere dove effettuare le prestazioni su tutto il territorio regionale e questo dovrebbe favorire anche una certa concorrenza o almeno innalzamento dei servizi effettuati dalla rete ospedaliera che dovrà sempre garantire una buona qualità per fare in modo che le Asl scelgano i loro servizi anziché altri.

 

29 novembre 2011