Pubblichiamo di seguito la lettera che il segretario del Partito Democratico di Tortona, nonché medico della radiologia dell’ospedale, Antonello Santoro inviata al sindaco regionale dei Medici in cui chiede interventi per salvare il nosocomio di Tortona

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santoro antonello - QCaro Segretario,

unisco il mio appello ai tanti che ogni giorno giungono alla segreteria regionale, per il sentimento di grande sofferenza e rabbia che pervade tanti medici ospedalieri, di fronte alle risoluzioni prospettate dal piano di riordino della rete ospedaliera deliberato dalla Giunta regionale. Dalla Giunta regionale, appunto, e non dal Consiglio, organo naturalmente preposto a deliberare in fatto di programmazione sanitaria, ed invece completamente scavalcato, come pure è stata accuratamente evitata ogni forma di confronto preventivo con i rappresentanti dei territori, in particolare quelli più colpiti dalle riorganizzazioni in atto. Queste considerazioni hanno provocato forti prese di posizione, soprattutto in provincia di Alessandria, dove molti dei sindaci dei due distretti di Tortona ed Acqui Terme, in tutto una settantina di comuni, hanno dovuto ricorrere alla giustizia amministrativa, per cercare almeno di fare ascoltare le proprie ragioni. Anche noi medici ospedalieri avremmo potuto essere ascoltati prima e meglio e forse, in tale occasione, avremmo potuto esprimere tutti i dubbi che questo piano non ci chiarisce, e, forse, dissiparli. Molte cose dette dal nostro Assessore alla Sanità lasciano dei dubbi. Da molto tempo si parla della necessità di riorganizzare la rete ospedaliera, partendo però dalle reali necessità dei territori e della popolazione, e non dalla difesa dei potentati politici.

Ci viene detto che ci sono troppi primari, ma non si specifica da chi e per quali dinamiche sia stato prodotto questo eccesso di primariati. Ci si dice che sono troppi gli attuali letti per acuti, ma alle porte degli ospedali molti pazienti sono costretti a bivaccare in condizioni disumane in attesa di un posto letto.

Si parla da anni di maggiori investimenti sul territorio e nell’edilizia ospedaliera, ma, ad oggi, nessuna politica di integrazione virtuosa ospedale-territorio è stata perseguita e i numerosi ospedali presenti sul territorio sono spesso antiquati, non funzionali da un punto di vista strutturale e poco adatti ad essere riconvertiti. Tutte queste contraddizioni hanno raggiunto il culmine nella nostra provincia, dove le politiche di rete ospedaliera già intraprese negli anni passati, di colpo sono state cancellate con un colpo di spugna e hanno finito per penalizzare ulteriormente quelle realtà che alle dinamiche di integrazione avevano fortemente creduto. Nel nuovo piano, senza entrare mai nel vivo delle questioni, si chiede a Tortona di chiudere in un solo colpo il Dea, la Rianimazione, la Cardiologia, la Neurologia, la Pediatria ed il Centro Trasfusionale, dopo avere trasferito negli anni passati, quando si parlava di integrazione funzionale, l’Oculistica, l’Urologia e la Ginecologia.

Nulla si dice sul futuro delle strutture di Otorinolaringoiatria, di Microbiologia, e di numerose attività cliniche specialistiche svolte in ambito ospedaliero. Non si comprende quando, in che modo ed in che luogo tali attività cliniche possano continuare ad essere fruite funzionalmente dalla popolazione. In che modo le attività territoriali possano esser potenziate e con quali risorse umane e tecnologiche. Nel caso di Acqui Terme, l’ospedale perderebbe il Dea, la Cardiologia, la Rianimazione e altre attività specialistiche cliniche. In che modo le popolazioni di questi territori potranno continuare ad esercitare il loro diritto ad essere curati? In che modo gli ospedali classificati come spoke, peraltro tutti derogando ai requisiti minimi di attività e bacino d’utenza previsti dalla legge Balduzzi, possono garantire efficacia e qualità delle prestazioni davanti ad un presumibile aumento delle richieste di prestazioni da parte dei territori confinanti? In che modo le casse esauste della regione potranno fare fronte ad un prevedibile aumento della mobilità passiva extraregionale?

Spero che tu voglia farti tramite di queste e di altre domande che tanti medici ospedalieri che si identificano nella nostra associazione, e tanti cittadini interessati dalle decisioni della regione vorrebbero fare all’assessore, chiedendo un incontro urgente per un confronto su questi temi. Sperando di essere almeno questa volta ascoltati.

Cordialmente.

 Antonello Santoro Segretario Aziendale Anaao Assomed ASL AL


28 febbraio 2015