fabbioIl Vescovo di Alessandria ha incontrato istituzioni, sindacati, associazioni – i bistrattati corpi intermedi – che si occupano costantemente di lavoro. Ha disciplinatamente sentito ognuno, pacatamente ha commentato rilevando le questioni più salienti, dalle difficoltà delle imprese a quelle delle famiglie, dalla necessità di dar corpo ad una speranza alla rappresentazione del Paese e dei suoi mali. Poi ha sferrato la sua riflessione, utilizzando la tremenda forza rivoluzionaria del Cristianesimo, che non si arresta di fronte ai manierismi, agli autoproclamati progressismi, alle sfacciate propensioni dei populismi, alle occupazioni manu militari dei luoghi delle visibilità, ma continua inarrestabile a voler cambiare il Mondo utilizzando Valori non negoziabili da oltre 2000 anni. Cos’ha detto di tanto innovativo?

Molto. Ma soprattutto una cosa mi ha colpito durante l’incontro che Mons. Ivo Piccinini, con tanta cura aveva messo insieme, tra l’altro proponendo un modello di tavolo plurimo sul lavoro non così facile a comporsi e certo da riproporsi. Il Vescovo si è dichiarato infastidito del continuo, ridondante ricorso alla “società della legalità”, un mantra che ha ormai perso molto del senso che in origine poteva avere, e ha proposto la sua sostituzione con un concetto ben più alto e che non fa sì che l’uomo venga schiacciato dalle norme – che peraltro gli stessi uomini scrivono e riscovrono -: “la società della responsabilità”. Così la persona ritorna ad essere posta al centro, non prevale sulla norma, perché è consapevole di poter utilizzare i suoi freni etici, perché deve dare esempio agli altri, perché può anche essere ignorante sulla e nella quotidianità, ma ne è comunque superiore, perché sa di avere una dimensione propria di “umanità”, che non spinge all’anarchia, ma ad un ordine più intimo, consapevole e condiviso nella comunità di riferimento. Pensate che sia poco? Io no, anzi, lo ritengo il più bell’augurio di Buon Natale che ho ricevuto.

 Piercarlo Fabbio