In attesa del Giro d’Italia a Tortona (18-19 maggio p.v.) e in particolare della tappa Castellania-Oropa, che celebrerà i ‘colli di Coppi’, il Lions Club Tortona Castello ha ospitato martedì scorso presso il ristorante ‘Montecarlo’ il noto giornalista sportivo Claudio Gregotti, veterano del Giro, avendone seguiti ben 27, come reporter per varie testate nazionali. Nella sua relazione, intitolata “La donna e la bicicletta”, si è rivelata pienamente la sua stoffa di ricercatore-archeologo del ciclismo (autore di molti libri, è sua la voce ‘Storia del ciclismo’ sulla Treccani). Ma anche quella di fine letterato, estimatore delle migliori penne, che hanno firmato cronache memorabili del Giro: dal poeta Alfonso Gatto a Orio Vergani, da Dino Buzzati ad Achille Campanile, a Indro Montanelli. Gregotti, abilissimo nell’integrare i suoi personali ricordi con aneddoti, citazioni e memorie storiche, è riuscito a fare uno stupendo quadro del Giro d’Italia, evidenziandone i colori, le atmosfere, l’epopea.

Non soltanto ha spiegato il mondo ‘biecamente maschilista’ del Giro delle origini, che nel 1911 escluse la prima donna -tale Maria Milano- che aveva chiesto di partecipare (accogliendo solo nel 1924, e dopo parecchi sotterfugi, Alfonsina Strada, registrata peraltro con l’ambiguo nome ‘Alfonsin’), ma ha rimarcato anche la differenza di mentalità rispetto alla vicina Francia, dove già a partire dal 1869 le donne partecipavano a gare su strada, con velocipedi pesantissimi di ferro pieno, qualcuna indossando la gonna, come se niente fosse. Gregotti ha ricordato le intrepide donne esploratrici del continente americano in bicicletta e ha precisato che in Italia solo negli anni ’60 si supera quella mentalità maschilista, che aveva fatto affermare a Binda in una riunione della Federazione internazionale: “La donna in cucina e l’uomo in bicicletta”. Il primo campionato femminile italiano di ciclismo fu nel 1958.

Del resto anche fra i giornalisti sportivi che seguivano il Giro, la prima reporter donna fu Annamaria Ortese nel 1955. Il richiamo al duello Coppo-Bartali è inevitabile: Gregotti cita la famosa tappa Cuneo-Pinerolo detta ‘dei 5 colli’, in cui Coppi forò cinque volte e Bartali dovette fermarsi a disincastrare il mazzo di fiori che una tifosa gli aveva lanciato fra il cambio e la ruota della bicicletta. Coppi vinse con un vantaggio di 11’ e 52’’ su Bartali, il terzo (Martini) arrivò al traguardo dopo 20 minuti: fu un duello omerico, che Montanelli rese epico con la metafora “allora capimmo che Ettore era stato ucciso da Achille”. Era letteratura vera, non cronaca di sport.

Gregotti ha poi raccontato come nacque il Giro d’Italia il 5 agosto 1908, proponendosi subito come una manifestazione non solo sportiva, ma anche politica, economica e turistica. Il Giro fa conoscere e promuove tutto il territorio italiano, è un viaggio nella cultura e, se in passato ha contribuito a unire l’Italia, oggi, vista la presenza di corridori di tante nazionalità e religioni, è una società molto aperta, è un moderno “gran tour”, che puoi fare comodamente in poltrona.

                                                                                                                     Marialuisa Ricotti