Con l’uscita del nostro comunicato stampa sul blitz di Ispettorato e Carabinieri avvenuto nei giorni scorsi in Bassa Valle Scrivia – solo l’ultimo in ordine di tempo – insieme ai lavoratori interessati, ci siamo attivati, con gli avvocati, per le relative denunce e per chiedere a sindacati e associazioni che si occupano di migranti un impegno ad aprire, tutti insieme, un confronto con la Prefettura di Alessandria per far riconoscere i permessi di soggiorno a questi lavoratori che hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto.

Tutto ciò in applicazione all’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione, come, del resto, già avvenuto per i lavoratori irregolari della Lazzaro, quando, a seguito di denuncia, ben 13 lavoratori senza permesso hanno avuto il riconoscimento del permesso di soggiorno umanitario.

 

Siamo stati supportati in quest’opera da una buona copertura degli organi di stampa e vogliamo sperare che tutto ciò non cada nel dimenticatoio.

 

Cogliamo altresì l’occasione per stigmatizzare le dichiarazioni rilasciate da alcune associazioni di categoria che, in buona sostanza, minimizzano i fatti e parlano di poche mele marce in un sistema agricolo fatto di onestà e correttezza.

 

Sappiamo benissimo – e lo sanno anche loro – che non è così:

oltre al lavoro “nero” e irregolare, nelle nostre campagne le paghe di fatto sono di circa la metà di quelle previste dai contratti di lavoro (non si superano i 5 euro all’ora, quando vengono pagate!), le ore di lavoro retribuite sono di molto… di molto inferiori a quelle lavorate (basta scorrere qualche busta paga!), con conseguente evasione contributiva e fiscale, per non parlare delle condizioni di lavoro e di sicurezza…

 

Ancor più gravi, se vogliamo, sono le dichiarazioni di un rappresentante di un’associazione datoriale che  parla di garanzie di qualità, di rispetto delle regole, di principi etici, tutte cose buone e sacrosante, ma i fatti dicono il contrario e sono in contraddizione – ad esempio -con i comportamenti tenuti in occasione di una precedente vicenda.

In quell’occasione, un associazione di categoria, tramite un proprio rappresentante, ha assistito l’azienda a tutti i tavoli istituzionali e, non ultimo, figura come presidente della società subentrata all’azienda finita nei guai per il lavoro nero.

L’intera vicenda si commenta da sola.

Ma stiano pur tranquilli lor signori.

Noi non molliamo, andiamo avanti coi ricorsi, con le denunce e le lotte contro lavoro nero e sfruttamento dei braccianti in Valle Scrivia.

Né denunce, né processi, né minacce agli attivisti possono zittirci.

SCHIAVI MAI!

Presidio permanete di Castelnuovo Scrivia