Dall’autore de “La brigata Sassari” ( venduto in tutte le librerie e sul sito Edizioni Leucotea) un pensiero sulla giornata 25 aprile, festivo non solo in Italia, ma anche dall’altro capo del mondo, in Australia ed in nuova Zelanda, dove si commemora la battaglia di Gallipoli (Turchia) combattuta nel corso della Prima guerra mondiale.

 

Una trincea lunga come il mondo



Riesci ad immaginare un uomo che corre verso il nulla? Oltre la ragione, oltre l’istinto, oltre la morte. Riesci a immaginare il bordo di una trincea e gli occhi vitrei e inespressivi di chi, impietrito in attesa dell’assalto, guarda verso un labirinto inespugnabile di reticolato?

brigata sassariSe non ci riesci, prova a immaginare un ragazzo, ben lontano dall’essere uomo, avanzare sotto il peso dell’angoscia, e osservalo mentre accanto a lui gli altri cadono uno dopo l’altro come se la vita li abbandonasse per dispetto.

Il 25 aprile, come di consueto, il nostro Paese festeggerà la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dal giogo del nazifascismo; eppure, dall’altra parte del mondo, lo stesso giorno, un popolo lontano piangerà le proprie vittime, sacrificate in un’altra guerra.

Il 25 aprile del 1915, tra i tanti che presero parte alla battaglia di Gallipoli, vi furono i reparti provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Li chiamavano i “diggers”, gli scavatori, perché ebbero tra i vari compiti quello di scavare le trincee.

Meglio noti come Anzac (Australian and New Zealand Army Corps), ebbero un ruolo molto importante nella poco fortunata “Campagna dei Dardanelli”, pianificata dalle forze alleate al fine di assestare il colpo decisivo all’Impero ottomano e fornire quindi aiuto a quello russo.

I ragazzi australiani, tra i quali tanti volontari, diedero prova di grande coraggio e determinazione affrontando assalti durissimi che purtroppo si infrangevano spesso contro le ostinate difese nemiche.

Non posso, sentendo la loro triste storia, evitare di volgere lo sguardo ai miei conterranei della Brigata “Sassari”, la temibile formazione di fanteria primo esempio di reclutamento su base regionale durante la prima guerra mondiale.

I ragazzi sardi avrebbero imbracciato le armi solo pochi mesi dopo, ma la triste storia degli Anzac si sarebbe ripetuta nelle trincee del nord Italia, tale e quale.

Chissà se anche i ragazzoni australiani venivano da famiglie contadine, chissà se anche tra loro ben pochi sapevano leggere e scrivere e se anche loro avevano in mente solo il buon nome della propria terra di origine. So solo che nel momento dell’assalto, nel momento in cui l’ordine risuonava nelle squallide buche chiamate trincee, le divise di tutto il mondo avevano lo stesso colore, e le bocche di tutto il mondo parlavano la stessa lingua del terrore.

L’uomo contro la mitragliatrice, l’uomo contro il piombo in un confronto senza vincitori: “Sono stanco sai di fare il macellaio – si confidava Emilio Lussu, capitano della “Sassari” – fino adesso avevo fatto l’ufficiale. Ora invece bisogna portare gli uomini al massacro senza scopo. Ed alla fine il cuore si spezza”.

Il 25 aprile si arricchisce così di un nuovo significato: si arricchisce della memoria di altri ragazzi senza nome, vittime dell’assurdità della guerra, colpevoli solo di essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato, in questa trincea di sangue lunga come il mondo.

 

La brigata Sassari di Gianmario Corrias 110 pagine – 11,90 euro

Isbn: 978 88 99067 13 7

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