bandello - QLa famiglia Bandello è nobile, decaduta, pur mantenendosi ragguardevole sul piano sociale al momento della  nascita Matteo, nel 1485.

Lo zio, Vincenzo, lo accoglie a Milano nel Convento Domenicano delle Grazie di cui è Priore.

L’appoggio affettuoso, nel contempo severo del fratello paterno, lo avvia agli studi, terminati i quali è iscritto all’Università di Pavia, uno fra i più prestigiosi Atenei di quel tempo.

Il nostro Matteo, al compimento del ventesimo anno d’età, abbraccia i voti, nonostante l’esuberanza della giovinezza, ambisce a seguire la missione di frate domenicano, del resto è colto per cui si rivela un buon predicatore.

Lo spirito assai socievole, la rilevante posizione sono elementi importanti per avvicinare molte persone d’ogni ceto sociale, dai più umili ai più insigni personaggi; nell’arco dei suoi settantasei anni ha conosciuto molte persone, con la quali dimostra sempre un buon approccio di disponibilità.

Lo scrittore ha tramandato ai posteri uno spaccato perfetto dell’esistenza umana del suo secolo, ha raccolto eventi riportati minuziosamente nelle Duecentoquindici novelle, stese sporadicamente, senza un ordine nel periodo compreso fra il 1505 ed il 1554, anno in cui sono state ordinate, riviste, corrette per essere consegnate alle stampe.

La raccolta è suddivisa in tre volumi ai quali ne è seguita la diffusione di un altro, edito nel 1573, a dodici anni dal decesso.

Le narrazioni, scritte da Matteo, sono dedicate  ad un personaggio di valore, scelti preferibilmente fra le  gentildonne conosciute, le cui dediche hanno un qualcosa di rilevante più dei contenuti stessi, ritenuti sciatti, cadono nella pedanteria, sono prolissi, ripetitivi, esposti con un linguaggio scomposto, con frequenti influenze dialettali.

Il lato positivo dei suoi racconti, seppur discutibili, colmano il vuoto di un periodo importante per la nostra letteratura, rappresentano la più interessante collezione di narrazioni dopo 200 anni circa dalla pubblicazione del Decamerone di Giovanni Boccaccio, diffuso pressoché nella metà del XIV secolo.

L’altro aspetto di rilievo sono gli eventi storici, raggruppati in episodi di vita quotidiana, con le sue tradizioni, le sue semplicità, i momenti tragici, le situazioni ridicole, prediligendo quelle peccaminose.

La carriera di Matteo Bandello termina da Vescovo, nella località francese di Agen, capoluogo de Dipartimento Lot et Garonne, nel 1561.

                                                                            Franco Montaldo


20 ottobre 2014