liquami - I

Egregio Direttore,
nel pomeriggio di lunedì 21 luglio, chi si fosse trovato a percorrere la ex strada statale 35 dei Giovi, nel tratto limitrofo a Carbonara, zona Cascina Lucrezia, poteva percepire dei miasmi di livello eccezionalmente molesto. L’intensità dell’odore, peraltro avvertibile anche in zona collinare, da Villaromagnano a Spineto Scrivia, andava scemando verso le 19 di sera. L’origine, che ho ipotizzato riconducibile all’agronomia, rimane peraltro da definirsi.
In questo frangente, la memoria olfattiva ha agganciato la memoria episodica, riportandomi alla mente che, tutt’ora, rimane in sospeso ogni decisione della Conferenza dei Servizi per autorizzare (o meno) lo spandimento del digestato proveniente da un impianto privato, del luogo, sui terreni agricoli di ben otto Comuni del Tortonese; tra di essi, ben tre erano quelli interessati dai miasmi nel pomeriggio di lunedì.
L’episodio (che, naturalmente, solo per una pura coincidenza ha interessato proprio questi Comuni) può essere, peraltro, visto come uno degli scenari possibili, nel prossimo futuro. E nemmeno troppo lontano.
Ho come l’impressione che il territorio Tortonese rappresenti una sorta di “Eldorado” per le società biogassiste, al punto che vi sono addirittura aziende provenienti da fuori provincia che scelgono di insediare i loro impianti qui da noi. Il motivo per cui la zona di Alessandria sia in controtendenza rispetto ad altre località rimane un mistero, per ora.
Forse non tutti sanno che in Alto Adige, molti impianti a biogas si trovino addirittura in una situazione economica deficitaria. E’ veramente sorprendente scoprire che, nell’efficientissimo Sud Tirolo, questo settore, apparentemente sostenibile sul proprio ciclo perfetto, sta incontrando notevoli difficoltà; molti impianti a biogas, gestiti da consorzi o cooperative di agricoltori, ritrovandosi un bilancio in deficit, hanno domandato alla Provincia di Bolzano di identificare interventi a sostegno di questa nuova “economia” e suggerire delle soluzioni. E la Giunta Provinciale, oltre a discutere il modo di sostenere queste infrastrutture, nel maggio scorso ha provveduto a regolamentarne il futuro, attraverso l’emanazione di linee guida maggiormente restrittive per le nuove autorizzazioni.
D’ora in avanti, in provincia di Bolzano, per ottenere il via libera alla costruzione di nuovi impianti a biogas sarà necessario presentare anche uno studio relativo alla loro economicità e sostenibilità; sarà inoltre valutato il grado di partecipazione all’iniziativa degli agricoltori del bacino di utenza interessato.
[Fonte: http://www.provincia.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_id=459309 ]

Un modello di efficienza, quello altoatesino, ancora una volta sorprendentemente all’avanguardia nella tutela del proprio territorio, non è vero?
La domanda che rimane, peraltro, aperta, è invece un’altra.
Perché, restando sul tema di queste restrizioni, una società (ad esempio, altoatesina) dovrebbe invece ottenere l’autorizzazione ad insediare un proprio impianto, alimentato con la frazione umida di rifiuti urbani provenienti da ovunque, proprio qui da noi?

Annamaria Agosti

23 luglio 2014