La situazione per i produttori di pesche, è critica, soprattutto per quelli del Tortonese: prezzi bassi, difficoltà di mercato, forte concorrenza dall’estero
Produzione in positivo rispetto al 2013 per il comparto Albicocco-Ciliegio-Fragola, male  invece le pesche che hanno avuto un avvio di campagna caratterizzato da prezzi medio-bassi.
Poco soddisfacente è la situazione in generale per il peschicolo, la cui maturazione-raccolta dei frutti e la loro vendita hanno subito i danni del maltempo, il marciume del frutto ha deprezzato il prodotto e lo scarso interesse del consumatore all’acquisto ha influito sulle vendite al dettaglio.
Commenta Vincenzo Raccone, tecnico della Confederazione Italiana aAfricoltori di Tortona: “La crisi economica porta le famiglie a comprare beni di prima necessità sacrificando la frutta; l’andamento climatico non ha invogliato il consumo di un frutto prettamente estivo come la pesca; l’eccesso di offerta proveniente da altre parti d’Italia o addirittura dall’estero (Spagna, Grecia, Francia) ha completato il quadro di una situazione problematica”.
I produttori del territorio tortonese auspicano interventi quali:
• incentivi alla grande distribuzione organizzata perché acquisti prodotti locali italiani (forte è l’importazione dalla Grecia)
• forme di incentivo alla produzione (promozione, controllo dell’offerta e della dinamica dei prezzi)
• nuove forme di assicurazione multirischio che comprendano anche situazioni critiche come  quella attuale, capaci di costituire gravi turbative di mercato.
Spiega Lorenzo Mogni, titolare dell’azienda agricola “Il Borghetto” di Monleale: “Le pesche di Volpedo costituiscono un mercato di nicchia, che difendiamo fortemente per la qualità del prodotto, che significa gusto, pezzatura, colore. Dietro il raccolto delle pesche c’è un grande lavoro: procediamo con più stacchi di raccolta (fino a tre-quattro). Come si dice in gergo, “si coglie sull’onda”, cioè il frutto matura completamente sulla pianta. Al consumatore, in questo modo,  arriva il frutto migliore, anche se il procedimento comporta costi un po’ più elevati. Il consumatore
finale deve sapere che puntiamo sulla qualità, non sulla quantità. Invitiamo a riflettere su questo, garantendo la provenienza locale della nostra frutta e proponendo la scelta migliore”.

22 luglio 2014

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